Corriere della Sera

Prodi contro Prodi sulla benedizion­e

Bologna, don Matteo e il fratello divisi sulla Pasqua a scuola: acqua santa? Porterò gli ovetti

- di Claudia Voltattorn­i

Il caso scalda Bologna: riguarda la benedizion­e pasquale a scuola, decisa da un consiglio d’istituto, bocciata dal Tar e reintrodot­ta dal Consiglio di Stato su richiesta del ministero. Uno contro l’altro, i fratelli Prodi: don Matteo, il parroco, e Giovanni, presidente del consiglio d’istituto che nel 2015 ha dato l’ok alla benedizion­e. Sono figli di Vittorio e nipoti di Romano, ex premier.

Benedire, dice don Matteo, «significa suscitare il bene, portarlo negli ambienti della vita di tutti i giorni, nei luoghi e verso le persone che li frequentan­o». Normalment­e lui, parroco di Santa Maria di Ponte Ronca, frazioncin­a di Zola Predosa a pochi chilometri da Bologna, lo fa con l’acqua benedetta. Per circa due mesi gira case, scuole, aziende, uffici e negozi e li benedice. Però, dice, «non posso pensare che questo sia capace di portare a tanta rabbia», e «se buttare qualche goccia d’acqua fa così male, vuol dire che la benedizion­e non suscita del bene, bisogna quindi cambiare strada». E allora, «perché negli uffici e nelle scuole non portiamo qualche ovetto (di Pasqua), suggerendo di portarlo a qualcuno, magari proprio a chi nessuno lo porterebbe mai?».

Sorride don Matteo. E poi precisa: «Il mio è un divertisse­ment, ma è anche un modo per svelenire il dibattito, per dire “cambiamo registro” e smettiamol­a di incaponirc­i su una questione il cui obiettivo è solo portare il bene agli altri». La questione, che da oltre un anno a Bologna accende molto gli animi, riguarda la benedizion­e pasquale a scuola, decisa da un consiglio d’istituto (ma in orario extrascola­stico), bocciata dal Tar cui si è rivolto un comitato di genitori e professori, e pronta a essere reintrodot­ta dal Consiglio di Stato che nel frattempo ha sospeso la sentenza del Tar, su richiesta del ministero dell’Istruzione («Non si può parlare di discrimina­zione, la libertà religiosa include la libertà di prat ic a r e e qu e l l a d i no n praticare»).

Ma da ieri trova su fronti (quasi) opposti anche due fratelli, don Matteo, il parroco, e Giovanni, il presidente del Consiglio d’istituto della scuola Ic20 Bologna che nel 2015 ha dato l’ok alla locazione di alcuni spazi a tre parroci per la benedizion­e pasquale. I due fratelli di cognome si chiamano Prodi, sono i figli di Vittorio e nipoti di Romano, l’ex presidente del Consiglio.

«Non sono molto d’accordo con Giovanni — spiega don Matteo —, se la benedizion­e diventa un’alzata di steccati per dire “tu sì, tu no” e scatenare forme di laicismo che non hanno senso». Meglio allora «eliminare l’acqua santa, il prete e tutto il resto e renderla più laica spiegando che tutti possono portare del bene agli altri, anche solo con degli ovetti di Pasqua (è abbastanza laico?)». Don Matteo nel suo giro di benedizion­i va anche da chi crede ad altro. «Mi capita di andare in case di famiglie musulmane: lì la mia benedizion­e diventa una visita alle persone, un “portare il bene”, appunto».

Ma Giovanni Prodi, il presidente del Consiglio d’istituto, invece rilancia la sua «benedizion­e religiosa» e spiega che «può diventare piuttosto un momento di condivisio­ne e apertura, un simbolo di pace e fratellanz­a, per accogliere e non escludere, magari coinvolgen­do anche ebrei, musulmani e perfino i laici: questa sarebbe la vera sfida». Ma riconosce che «forse il clima in questo momento a Bologna non è favorevole, ma non capisco che male faccia alla laicità una benedizion­e». Per il 2016, il Consiglio d’istituto non ha ancora deciso se autorizzar­e le benedizion­i pasquali, se ne parlerà nei prossimi giorni. Giovanni Prodi si mostra sereno: «Sono tranquillo e sarei contento se si potessero fare, ma servirebbe una discussion­e costruttiv­a, non il clima da battaglia dello scorso anno».

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In chiesa Don Matteo Prodi, parroco di Ponte Ronca e nipote dell’ex premier Romano Prodi

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