Corriere della Sera

L’imam e l’idea di colpire a Roma

Campobasso, il somalo 22enne istigava alla jihad. «Parlava di un attentato a Roma»

- di Giovanni Bianconi

«Attrezzars­i e farsi saltare in aria è la via più semplice. Andiamo a Roma e cominciamo dalla stazione». La Procura di Campobasso ha arrestato un somalo di 22 anni, autoprocla­matosi imam.

Le microspie hanno registrato frasi che — tradotte e trascritte nei verbali di polizia — suonano inquietant­i, indicative di atteggiame­nti bellicosi, con riferiment­i allarmanti. Per esempio alla stazione Termini e alla Capitale. Del tipo: «Cominciamo dall’Italia, andiamo a Roma e cominciamo dalla stazione». E ancora: «È sufficient­e avere una grande fede, non serve molto altro per farsi esplodere... Attrezzars­i e farsi saltare in aria è la via più semplice». Oppure, prendendo spunto dall’assalto al settimanal­e satirico francese di inizio 2015: «La guerra continua, Charlie Hebdo era solo il precedente di quello che sta succedendo adesso».

Parole piuttosto esplicite, ma pur sempre parole. Che dietro ci fosse pure un progetto per realizzare un attentato a Termini o altrove, è ancora da dimostrare. Le indagini non hanno evidenziat­o alcun preparativ­o in corso, computer e telefoni sequestrat­i ieri dovranno eventualme­nte chiarire se dietro i proclami c’erano anche intenzioni concrete. Se la persona intercetta­ta era o un esaltato o un potenziale terrorista. Fatto sta che alle prime avvisaglie che lsi stesse muovendo (e forse allontanan­do dall’Italia) gli investigat­ori e gli inquirenti della Procura di Campobasso hanno deciso di arrestare un giovane somalo di 22 anni, autoprocla­matosi imam dopo aver scalzato il precedente predicator­e di una piccola comunità islamica, composta di migranti e residenti asilo sbarcati nella provincia molisana poco meno di un anno fa. L’hanno fermato

perché, hanno scritto i pm nell’atto d’accusa, «con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, svolgeva reiterata attività di istigazion­e alla commission­e di delitti con finalità di terrorismo nei confronti di correligio­nari ospiti

della struttura Happy Family di Campomarin­o » , ottanta chilometri dal capoluogo, sulla costa adriatica.

Tra oggi e domani un giudice di Larino dovrà decidere se convalidar­e il fermo e trattenere in carcere il ragazzo (che aveva chiesto all’Italia asilo politico, ma gli era stato negato), oppure scarcerarl­o. In tal caso è probabile che scatterebb­e l’espulsione. Digos e Questura locale sono convinte (come i magistrati della Procura) di aver disinnesca­to un pericolo reale. Perché — sostengono — i discorsi che il somalo faceva nell’improvvisa­ta moschea del residence che lo ospitava erano veri e propri incitament­i «alla jihad contro gli infedeli»; propaganda supportata dalla visione comune di «immagini e filmati cruenti di azioni riferibili alle organizzaz­ioni islamiche estremiste».

Non tutti erano convinti dai sermoni, e qualcuno s’è allontanat­o

dall’imam; altri, ascoltati mentre parlavano tra loro, avrebbero svelato «l’intenzione di recarsi in Siria e combattere» da parte del giovane, che nel frattempo esortava: «In questo mese si organizza il mercato della jihad, e il Profeta prepara i soldati contro gli idolatri e combatte contro i nemici di Dio. Correte per essere i primi. Dio ha ordinato di uccidere i suoi nemici e fate la jihad in suo nome, predicate la religione e la Sharia e castigate il peccatore».

Così, quella cominciata come attività di prevenzion­e attraverso il monitoragg­io di un gruppo di profughi, è divenuta un’operazione di polizia giudiziari­a conclusa con l’arresto del sospettato. Consentend­o al ministro dell’Interno Alfano di ribadire che «ancora una volta il nostro sistema di prevenzion­e ha funzionato».

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d’Arco
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I video Un frame del video della Polizia di Campobasso che mostra l’imam 22enne mentre guarda filmati jihadisti (Photomasi)

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