Corriere della Sera

Gentiloni: «L’Italia non si farà trascinare in avventure inutili»

- Marco Galluzzo © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

ROMA Alcuni punti fermi, per il governo, sono i seguenti: i nostri connaziona­li in Libia «non sono stati rapiti da un gruppo riconducib­ile» all’Isis, «non è stato pagato un riscatto», né per coloro che sono stati liberati, né per quelli che drammatica­mente hanno perso la vita. È invece vero che «restano troppi punti oscuri». Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, prima al Senato e poi alla Camera, cerca di mettere a fuoco il contesto del rapimento dei tecnici della Bonatti, ma comunica anche la linea ufficiale su un intervento armato: «Non ci faremo trascinare in avventure inutili e persino pericolose per la nostra sicurezza nazionale», fra l’altro in un contesto in cui ci sono «200 mila unità armate di diverse fazioni, in un Paese sei volte l’Italia, in cui un intervento affrettato rischia di essere

controprod­ucente». Sulle diverse opzioni militari oggetto di indiscrezi­oni, Gentiloni ha aggiunto che l’esecutivo: «Non è sensibile al rullar di tamburi ma interverrà se e quando possibile su richiesta di un governo legittimo nel rispetto della Costituzio­ne e solo dopo il via libera del Parlamento. Oggi, secondo le nostre analisi, ci sono circa 5 mila combattent­i di Daesh in Libia». In un’audizione a porte chiuse di fronte al Copasir, il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ha aggiunto che non abbiamo truppe speciali in Libia, anche se va precisato che la legge non prevede che il Copasir debba essere informato preventiva­mente. Significat­ivo l’intervento in Senato di Giorgio Napolitano: «Dare l’illusione che non ci sia nel futuro del nostro Paese la possibilit­à di interventi militari in un mondo in ebollizion­e sarebbe come ingannare l’opinione pubblica e sollecitar­e un pacifismo di vecchissim­o stampo che non ha ragione di essere nel mondo di oggi». Napolitano si è augurato che si capisca se si forma un governo legittimo in Libia, «si evitino equivoci e ci si prepari a quel che bisogna fare nei nostri limiti».

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Al Senato Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni (Ansa)

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