Corriere della Sera

Chi muove i voti A Napoli pacchetti ereditati da padre in figlio I signori delle tessere E li porta in dote che spostano le preferenze facendo pesare il loro sì

- Di Gianluca Abate e Simona Brandolini

Davanti all’ingresso c’è un uomo che spiega a una ragazza come deve votare. Le indica il nome di Valeria Valente sul manifesto che riproduce la scheda e le dice che deve mettere su quello una croce

I pacchetti di voti del Pd, a Napoli, si ereditano di padre in figlio. Sono una dote, un po’ come il corredo, il servizio d’argento o l’orologio del nonno. Oppure come quel pacchetto iniziale di 18.000 preferenze che Franco Casillo — potente leader prima della Dc e poi della corrente demitiana della Margherita e del Pd — ha deciso di lasciare al figlio Mario. Il quale, per non deludere il papà, ne ha ripercorso l’intera carriera politica (consiglier­e comunale a Boscoreale, assessore, consiglier­e regionale) fino a diventare una delle macchine da voto più potenti di Napoli e provincia.

Il blocco da gestire

Uno dei responsabi­li del seggio con in mano un presunto registro parla con qualcuno dentro un’auto. La didascalia spiega che ha in mano è l’elenco degli elettori. Tuttavia martedì il figlio dell’uomo nell’auto è intervenut­o per dire: «Era mio padre, che è disabile e voleva votare» orientale di Napoli tra Ponticelli, San Giovanni e Barra ha mandato proprio un consiglier­e comunale suo fedelissim­o: all’anagrafe è Aniello Esposito, ma con quel nome non lo conosce quasi nessuno. Lo chiamano Bobò, ed era il capogruppo del Pd al Comune di Napoli fino a quando i suoi colleghi di partito non l’hanno sfiduciato adducendo come (malevolo) pretesto la circostanz­a che «non riesce a esprimersi in maniera corretta in aula». Uno di quei colleghi, per ironia della sorte, se l’è ritrovato accanto proprio nel giorno delle primarie. È Tonino Borriello, il consiglier­e comunale che ha raccolto le firme per la candidatur­a di Antonio Bassolino ma che poi ha deciso di sostenere Valeria Valente. E che, davanti al seggio di San Giovanni, ha distribuit­o qualche euro agli elettori «per non essere scortese».

Il Risiko degli elettori

— Antonio Amato detto Tonino, ex consiglier­e regionale, una vita nel Pci — ovviamente non è noto. E si ignora anche quale sia stata la reazione della figlia allo scivolone del papà, che — forse per aiutarla — ha ben pensato di scrivere una lettera a 140 famiglie del rione Traiano per ricordar loro di averli «conosciuti quando ho seguito la vostra vertenza per l’assegnazio­ne della casa in cui tutt’oggi vivete» e chiedergli di «votare per Valente». Apriti cielo. «Le case le abbiamo avute quando era sindaco Antonio Bassolino», è stata la risposta.

La «Missione Dolomiti»

di Bassolino con il quale — dopo esserne stato il braccio destro — aveva litigato ai tempi dell’emergenza rifiuti, salvo poi tornare amici. Eurodeputa­to, sul suo computer per le primarie ha creato un file chiamato «Missione Dolomiti», che evoca il titolo del libro scritto dall’ex sindaco e governator­e. E a lui ha assicurato tutto il suo pacchetto di preferenze, a costo di scontrarsi con Andrea Cozzolino, un altro ex grande amico: «Ho influenza senza gestire niente e sono diventato parlamenta­re per sbaglio», si schermisce Paolucci.

I voti, però, quelli li ha: «Be’, ma è perché mi sono fatto un nome sulla coerenza, sono amato e lo so. A Napoli c’è gente che mi vuole bene». Un po’ troppo understate­ment, per uno che è stato considerat­o per anni il signore delle tessere. «Ma ora avevamo il brand Bassolino. Diciamo che sono un ex potentissi­mo, ma in un altro secolo». Quel che conta, però, sono i voti. E quelli, Massimo Paolucci, li ha assicurati. Sono nero su bianco. Ché a Napoli, per dirla con il politologo Mauro Calise, «ogni voto ha il nome e il cognome di un micronotab­ile». Sono le firme dei signori del voto.

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