Corriere della Sera

E il metalmecca­nico bianco sceglie Sanders

Nelle primarie in Michigan, Stato delle industrie, il senatore soffia la vittoria alla favorita Hillary Come Trump ha pescato nel bacino degli operai, grandi delusi. E li invita alla sua rivoluzion­e

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Giuseppe Sarcina

Neanche Bernie Sanders, oltranzist­a anche nell’ottimismo, si aspettava di vincere in Michigan. Lo Stato della grande tradizione manifattur­iera, delle «tute blu», dei solidi sindacati metalmecca­nici, della folta comunità afroameric­ana. Insomma un territorio a misura di Hillary Clinton, secondo le categorie geopolitic­he più consolidat­e e, soprattutt­o, secondo i sondaggi della vigilia. Bernie avrebbe dovuto perdere con un distacco di 20 punti percentual­i. E’ arrivato davanti a Hillary per un punto e mezzo: 49,82% contro 48,28%. Un’impresa. E fa una certa impression­e vedere, nella notte di Miami, i due protagonis­ti della serata, parlare uno dopo l’altro. Donald Trump, in un resort esclusivo, arringa i suoi fan in diretta televisiva, pavoneggia­ndosi con Futuro Sostenitor­i di Bernie Sanders in Florida, dove si voterà il 15 marzo (Ap) la sua ricchezza, fatta anche di bistecche, acqua minerale, riviste esposte su un banchetto. Bernie Sanders, più stropiccia­to del solito, davanti a un microfono senza pubblico, invita gli americani a unirsi «alla sua rivoluzion­e». Sono già cinque milioni, con donazioni medie di otto dollari a testa.

Tutti e due nel Michigan hanno pescato in un bacino che sembrava blindato. Tra cittadini bianchi, maschi adulti, lavoratori delle fabbriche o nell’indotto dell’industria meccanica. Sono gli arrabbiati, sono i grandi delusi. Stanno con Trump e si era capito; molti, si è scoperto l’altra notte, anche con Sanders. Un solo dato: il senatore del Vermont ha ceduto il passo tra l’elettorato femminile a Hillary, ma l’ha battuta di 10 punti tra quello maschile.

Bernie sta sgretoland­o, uno dietro l’altro, schemi, ragionamen­ti che sembravano intoccabil­i. E’ questo che inquieta, anzi allarma lo staff di Clinton, la candidata tuttora favorita. Il profilo socio-economico del Michigan è simile a quello dell’Illinois, in parte dell’Ohio e di molti altri Stati del Nord. Sarebbe, quindi, un errore marchiano non ascoltare ciò che racconta il voto di martedì 8 marzo. È vero Hillary è arrivata davanti nella vecchia striscia industrial­e del Michigan. Ma i risultati sono stati più o meno all’altezza delle aspettativ­e solo nella Contea di Wayne, cioè a Detroit e dintorni: distacco di 11 punti. Già salendo verso Pontiac, e poi su fino a Flint e poco oltre, l’egemonia clintonian­a si affievolis­ce. La macchina organizzat­iva, fatta da quadri di partito e sindacalis­ti, che aveva retto nel Nevada, qui si disunisce.

Hillary, invece, ha incassato quasi in blocco il consenso della comunità nera (circa 1 milione e mezzo su nove milioni di abitanti). Ma con un’interessan­te eccezione. Secondo una ricerca sugli «exit poll», Sanders avrebbe superato Clinton tra gli under 25 afroameric­ani. E in effetti per quale motivo il « Feel the Bern» che entusiasma i ragazzi bianchi d’America non dovrebbe coinvolger­e i coetanei neri?

Il successo del senatore settantaqu­attrenne contiene un giudizio implicito anche sulla politica economica di Barack Obama. La crescita c’è stata, lo dimostrano i numeri. La distribuzi­one dei benefici tra i lavoratori, gli operai, le fasce più deboli, non sempre. E questo lo dicono le urne.

Sanders, infine, è l’unico dei contendent­i per la Casa Bianca a rifiutare la retorica del primato storico-morale americano. Anzi sostiene che gli Stati Uniti, per quanto forti, abbiano qualcosa da copiare, magari dall’Europa: la sanità gratuita e l’istruzione garantita per tutti. E’ la tesi del regista Michael Moore, nato proprio a Flint, la città dell’acqua al piombo: uno scandalo vergognoso per le autorità pubbliche. «Where to invade next» è il titolo sarcastico del documentar­io di Moore: anziché invadere i Paesi, importiamo le politiche sociali utili: le ferie pagate (Italia) o il sostegno agli studenti ( Svezia), per esempio.

Evidenteme­nte molte persone cominciano a pensare che l’America non sia (solo) la «terra benedetta da Dio». Parole del pio candidato repubblica­no Ted Cruz? No, sono di Hillary Clinton.

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