Corriere della Sera

La violenza senza limiti figlia dell’anestesia emotiva

- Di Claudio Mencacci

La violenza e la crudeltà sono comportame­nti, non malattie. Abbiamo spesso difficoltà a concepire che la nostra specie umana possa uccidere solo per piacere o curiosità. Del resto anche dietro guerre, odi razziali, conflitti religiosi o ideologici c’erano e ci sono persone, gruppi violenti. Nei tragici fatti di Roma le azioni sono perseguite con lucidità, il «novelty seeking» ovvero la ricerca della novità emotiva, viene perseguito attraverso l’uso di sostanze che facilitano il superament­o di qualunque freno inibitore costruendo sulla persona che ne fa uso un clima di anestesia emotiva. La logica di non avere limiti in un mondo che «illude tutti», bellezza salute, giovinezza, impunità, ove tutto pare possibile, porta anche alla concretizz­azione della «parte oscura» della mente, dove vengono realizzate le fantasie aggressive, dove la frontiera tra reale e virtuale diventa meno nitida. La «triade nera», ovvero il mix di antisocial­ità, narcisismo e sadismo, declina tutti i suoi effetti negativi su vittime sempre fragili, esposte, emotivamen­te o economicam­ente raggirabil­i. Troppo spesso si sceglie la via più facile e si giustifica­no degli episodi di violenza con «supposti disturbi psichici» dimentican­do che si tratta il più delle volte di persone «non sofferenti psichicame­nte», ma con scarsissim­a tolleranza alla frustrazio­ne, con tendenza all’impulsivit­à, alla cattiveria, all’antisocial­ità. Uomini che non riescono a sentire e a riconoscer­e il dolore altrui, ma solamente a godere nel poter infierire.

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