Bankitalia anticipa di un mese l’assemblea sui conti
Il nuovo calendario delle banche centrali. Le Considerazioni finali restano a fine maggio
Fine di una lunghissima tradizione. L’ assemblea di bilancio della Banca d’Italia con le Considerazioni finali del Governatore non sarà più fissata al 31 maggio. Da quest’anno uno degli appuntamenti istituzionali più attesi viene «spacchettato».
L’assemblea è anticipata di un mese, al 28 aprile. Le Considerazioni finali restano invece confermate al 31 maggio. Il motivo è l’adeguamento alle nuove disposizioni per l’esigenza della Bce di raccogliere in tempi rapidi i dati economici delle banche centrali dell’Eurosistema. Così il governatore Ignazio Visco ha appena inviato una convocazione a suo modo storica: «I partecipanti al capitale della Banca d’Italia (…) sono convocati in assemblea ordinaria annuale presso l’Amministrazione centrale dell’Istituto a Roma, via Nazionale 91, il 28 aprile 2016 alle ore 9,30». Sarà tutto come è sempre stato? O l’anticipo di un mese cambia nella sostanza la tradizione? Di sicuro non dovrà accelerare i tempi l’Ufficio studi per produrre quelle ricerche che da sempre garantiscono uno spessore analitico al massimo livello: i documenti tecnici continueranno ad accompagnare, insieme alla relazione sulla gestione di Bankitalia, le Considerazioni finali del 31 maggio, orfane però dell’assemblea. Dunque l’appuntamento del 28 aprile rimarrà strettamente privato. Mentre di sicuro si rinnoverà tale e quale il rito di chi, banchiere, finanziere, industriale o politico, vorrà esserci a tutti i costi a fine maggio. L’ordine del giorno dell’assemblea, appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale, è piuttosto ricco. Oltre alla relazione del Governatore, è prevista, tra l’altro, l’approvazione del bilancio 2015 e il riparto dell’utile. Ma dovranno anche essere nominati sindaci e revisori, e stabilito il compenso per consiglieri superiori, sindaci, reggenti delle sedi e consiglieri delle filiali.
Intanto con il riassetto nell’azionariato è sceso in modo consistente, secondo i dati all’1 gennaio 2016, il peso dei due big del credito, Intesa Sanpaolo (dal 42,6 al 25,6%) e Unicredit (dal 22 al 18,6%). Ma anche Generali ha ridotto dal 6,3 al 5,5% la sua quota. Ad acquistare soprattutto fondi di previdenza come la Cassa degli avvocati, Inarcassa (architetti e ingegneri), Enpam (medici), tutti ora al 3% come l’Inps.