CHE ERRORE LE PERIFERIE «MONOUSO»
Le periferie urbane in tutte le diverse forme che hanno assunto nell’ultimo mezzo secolo, che siano luoghi discontinui dei meno abbienti, o quelli dei proletari, oppure slum dei Paesi terzi o i luoghi recintati dei «diversi» o quelli temporanei dei profughi, e persino i recinti per ricchi, sono tutti diventati uno dei principali problemi irrisolti della città dei nostri anni. La loro mancanza di mescolanza sociale e di attività, le aree verdi trascurate, la scarsità dei servizi, delle infrastrutture di connessione, e soprattutto le difficoltà sociali, sono gli elementi che fanno di essi il contrario di ogni idea di città. È un’idea che, non solo in Europa, ci proviene da una lunga tradizione, ma che le condizioni politico-economiche globali oggi tendono inesorabilmente a costruire in modo assai più difficile, non solo dei borghi antichi, ma perfino rispetto alle periferie industriali dove vigeva almeno una solidarietà collettiva. Tutto questo, compreso in primo piano il problema posto oggi dalla tendenza all’urbanizzazione che, come è noto, ha superato il cinquanta per cento della popolazione del globo, e dalle vastissime postmetropoli che, pur con scarse regole, nei nostri anni sono diventate anche modello della imitazione dimostrativa dell’idea di sviluppo di ogni scala urbana anche modesta, di fronte al potere delle nuove multinazionali planetarie.
Numerose sono, anche nei nostri anni e dopo i tentativi del migliore razionalismo, le proposte di aggiustamento o di rammendo (raramente rese concrete) che cercano di migliorare la loro condizione, senza però mettere in discussione i caratteri strutturali delle assenze di mescolanza sociale e di presenza di elementi significativi per la collettività. «Nessuno Stato è legittimo, e nessun individuo ha obblighi politici». Michael Huemer ritiene «altamente probabile» che questi principi vengano accettati e che in futuro possa trionfare l’anarcocapitalismo, con il mercato nel ruolo di unico regolatore sociale. Pare un’utopia, ma nel libro Il problema dell’autorità politica (Liberilibri, pp. 541, 22) è argomentata con efficacia Il XX secolo, con l’avvento delle ideologie di massa, sembrava destinato a seppellire il liberalismo. Invece autori geniali, con idee diverse ma convergenti nell’essenziale, seppero rinnovarlo e difenderne le ragioni. Alcuni di essi, in primo luogo Benedetto Croce, ma anche Karl Popper, Bruno Leoni, Isaiah Berlin, sono i protagonisti del libro di Corrado Ocone Il liberalismo nel Novecento (Rubbettino, pp. 270, 18)