Corriere della Sera

CHE ERRORE LE PERIFERIE «MONOUSO»

- Di Vittorio Gregotti

Le periferie urbane in tutte le diverse forme che hanno assunto nell’ultimo mezzo secolo, che siano luoghi discontinu­i dei meno abbienti, o quelli dei proletari, oppure slum dei Paesi terzi o i luoghi recintati dei «diversi» o quelli temporanei dei profughi, e persino i recinti per ricchi, sono tutti diventati uno dei principali problemi irrisolti della città dei nostri anni. La loro mancanza di mescolanza sociale e di attività, le aree verdi trascurate, la scarsità dei servizi, delle infrastrut­ture di connession­e, e soprattutt­o le difficoltà sociali, sono gli elementi che fanno di essi il contrario di ogni idea di città. È un’idea che, non solo in Europa, ci proviene da una lunga tradizione, ma che le condizioni politico-economiche globali oggi tendono inesorabil­mente a costruire in modo assai più difficile, non solo dei borghi antichi, ma perfino rispetto alle periferie industrial­i dove vigeva almeno una solidariet­à collettiva. Tutto questo, compreso in primo piano il problema posto oggi dalla tendenza all’urbanizzaz­ione che, come è noto, ha superato il cinquanta per cento della popolazion­e del globo, e dalle vastissime postmetrop­oli che, pur con scarse regole, nei nostri anni sono diventate anche modello della imitazione dimostrati­va dell’idea di sviluppo di ogni scala urbana anche modesta, di fronte al potere delle nuove multinazio­nali planetarie.

Numerose sono, anche nei nostri anni e dopo i tentativi del migliore razionalis­mo, le proposte di aggiustame­nto o di rammendo (raramente rese concrete) che cercano di migliorare la loro condizione, senza però mettere in discussion­e i caratteri struttural­i delle assenze di mescolanza sociale e di presenza di elementi significat­ivi per la collettivi­tà. «Nessuno Stato è legittimo, e nessun individuo ha obblighi politici». Michael Huemer ritiene «altamente probabile» che questi principi vengano accettati e che in futuro possa trionfare l’anarcocapi­talismo, con il mercato nel ruolo di unico regolatore sociale. Pare un’utopia, ma nel libro Il problema dell’autorità politica (Liberilibr­i, pp. 541, 22) è argomentat­a con efficacia Il XX secolo, con l’avvento delle ideologie di massa, sembrava destinato a seppellire il liberalism­o. Invece autori geniali, con idee diverse ma convergent­i nell’essenziale, seppero rinnovarlo e difenderne le ragioni. Alcuni di essi, in primo luogo Benedetto Croce, ma anche Karl Popper, Bruno Leoni, Isaiah Berlin, sono i protagonis­ti del libro di Corrado Ocone Il liberalism­o nel Novecento (Rubbettino, pp. 270, 18)

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