Corriere della Sera

Hollywood, cinismo e follia con il centurione Clooney

- di Maurizio Porro

Edward Mannix, il perfettiss­imo James Brolin, è tuttofare agli Studios Capitol (metti la MGM…) nella Hollywood di cartapesta ‘51, è il Wolf di Pulp fiction che risolve e ripulisce anche la sua coscienza confessand­osi di continuo; per timor sacrilego consulta, Coen’s touch, gli agenti delle quattro religioni più in voga. Quando si gira un peplum col convertito romano in tunica e spada, simile a Resort, il divo è rapito dalla cellula di sceneggiat­ori marcusiani comunisti (Trumbo?) pronti al sommergibi­le russo: verrà la notte maccartist­a, altro che La Tunica.

Le star sono belle e capriccios­e, i divi western (è bravissimo Alden Ehrenreich) non sanno muoversi nei salotti mitteleuro­pei di Joseph Fiennes, le giornalist­e son carnivore di gossip da Babilonia (due Antico romano Il centurione George Clooney (54 anni) in una scena di «Ave, Cesare!», il nuovo film dei fratelli Coen che arriva dopo «A proposito di Davis» (2013) perfide Swinton al prezzo di una), l’acquatica Figlia di Nettuno (Johansson copia conforme di Esther Williams) nuota col pancione e un gaio, strepitoso Channing Tatum balla il tip tap alla Gene Kelly fra marinarett­i in una scena alla Parole e musica.

Nell’incastro di cinema e vita, delizia cinefila, i Coen non scelgono la nostalgia né il mito ma follia e manipolazi­one (la montatrice Frances McDormand Coen si strangola con la pellicola) e il Cristo sandalone (riferiment­o forse non così casual) si specchia negli occhi magistralm­ente inespressi­vi del centurione Clooney nel circo di nani e ballerine, dove ognuno è l’uomo che non c’era: tutto virtuale, digitale. Divertenti­ssimo, cinico, senza speranza se non nel business.

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