Corriere della Sera

Sacchi: Allegri mezzo innovatore e mezzo orecchiant­e

«Nel mio Milan si coniugavan­o tre verbi: vincere, convincere e divertire. Lui pensa solo al primo»

- Monica Colombo

«Arrigo, io e te non ci troviamo mai d’accordo. Vedi sempre un’altra partita». La risposta è dell’ottobre di due anni fa ma riassume nella sua essenziali­tà la differenza di pensiero calcistico, filosofico, quasi esistenzia­le fra Max Allegri, il pragmatico che con buon senso ha proseguito sulla scia del lavoro di Conte dando alla Juve una dimensione europea, e Arrigo Sacchi, il guru del calcio come un’orchestra.

Dopo una serie di battibecch­i televisivi divenuti cult («Arrigo, abbiamo una visione del calcio diversa», «mi devi rispettare, consideran­do la mia storia e la tua storia: ti auguro di vincere una Champions», «l’hai conquistat­a 25 anni fa, non c’ erano neanche le television­i ») ieri la divergenza di vedute fra il tecnico che non disdegnala battuta per sdrammatiz­zare e il totem che considera il calcio un fatto tremendame­nte serio è esplosa nel suo vigore. Colpa di un’intervista concessa a LaPresse dall’ex tecnico del Milan e dell’Italia, assai critico nei confronti della squadra prima in classifica. «La Juve è dieci anni avanti a tutte le altre per coesione e competenza. Il suo limite sono i verbi. Noi al Milan ne coniugavam­o tre: vincere, convincere, divertire. La Juventus ne coniuga uno: vincere. È una debolezza. Si dirà: “In Italia vince”. E io replico: anche il Rosenborg è sempre primo. Ma ciò che conta è la Champions e in Europa la Juventus fatica». Non che i norvegesi finiscano in finale di coppa tutti gli anni, ma tant’è.

Arrigo poi entra nello specifico e commentand­o il lavoro

Il Rosenborg L’ex c.t. all’attacco: «Anche il Rosenborg è sempre primo, ma solo a casa sua»

di Allegri, partendo dal presuppost­o che i tecnici si dividono in tre categorie ( « la prima comprende un drappello di innovatori, che mettono il gioco al centro del progetto. La seconda degli orecchiant­i che seguono la moda senza sapere granché. La terza gli ingessati a un solo sistema di gioco») definisce Max «una via di mezzo tra le prime due: è un grande tattico, sa cambiare in corsa, però non deve accontenta­rsi solo di vincere». Ma se non merita un plauso chi ha vinto tre giorni fa la Panchina d’oro (assegnata dai colleghi) chi rientra nella categoria degli eletti? «Di Francesco, Spalletti, Sarri, Paulo Sousa, Giampaolo » . Quest’ultimo peraltro sponsorizz­atissimo da Arrigo agli amici del Sassuolo in caso di partenza di Di Francesco. Il dubbio sorge spontaneo: per essere considerat­i punti di riferiment­o conta o no il curriculum vitae? «Mi pare che Max anche in Italia debba fronteggia­re avversari un po’ più forti di quelli che incontra il Rosenborg nel campionato norvegese. E poi se non sbaglio Arrigo ha vinto con il Milan un solo scudetto in tre anni e mezzo». Lo dice Giovanni Galeone, amico e mentore di Allegri. Alla prossima.

 ??  ?? Scudettato Max Allegri, 48 anni, uno scudetto con il Milan e uno con la Juve (Getty Images)
Scudettato Max Allegri, 48 anni, uno scudetto con il Milan e uno con la Juve (Getty Images)
 ??  ?? Rivoluzion­ario Arrigo Sacchi, 69 anni, due Coppe dei Campioni con il Milan (Bozzani)
Rivoluzion­ario Arrigo Sacchi, 69 anni, due Coppe dei Campioni con il Milan (Bozzani)

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