Corriere della Sera

Morassut e quell’allarme per i dati gonfiati

- Monica Guerzoni

Roberto Morassut lo aveva dichiarato apertis verbis prima della sfida: «Un’affluenza sotto i 50 mila votanti sarebbe imbarazzan­te per il Pd». Si spiega anche così il (maldestro) tentativo dei democratic­i di gonfiare in corsa i dati delle primarie, facendo spuntare tra la sera e la mattina migliaia di schede bianche, poi calate a furor di commenti indignati. E allora, cinque giorni dopo il fattaccio, ha ancora un senso seguire il filo dell’infelice suggestion­e che ha attraversa­to i dem, ossessiona­ti — nelle ore della sfida tra Giachetti e Morassut — dall’ansia dei numeri. Alle 11 di domenica il commissari­o Orfini telefona a Giachetti e Morassut e li informa che le cose ai seggi vanno «molto bene», poi dirama il suo entusiasmo. Dice che «ci sono file in tutti i seggi» e che i votanti all’ombra del Cupolone sono «già ventimila». Il dato, al quale il Pd si è impiccato per tutto il giorno, si rivelerà sovrastima­to di parecchio. Alle ore 15 infatti Morassut viene a sapere dai suoi che le schede non sono, a quell’ora, più 18 mila. E così alle 17, dopo aver verificato che i votanti sono circa 30 mila, Morassut lancia l’allarme con un comunicato in cui giudica insufficie­nte la partecipaz­ione. Fa buio, chiudono i seggi e Orfini chiama i candidati: «Ragazzi, forse ce la facciamo a toccare quota 50 mila... Sarebbe un bel risultato per tutti». Un invito a chiudere un occhio sui numeri, per il bene della ditta? La sinistra non ci sta, teme trucchetti a vantaggio di Giachetti e chiede ai vertici del Pd di diffondere i dati seggio per seggio. «Girava l’idea di aggiustars­ela», conferma sottovoce un deputato renziano in Transatlan­tico. E spiega il suo imbarazzo: «Una volta queste cose le sapevamo fare. Se il Nazareno diceva che dovevamo arrivare a 50 mila era 50 mila, punto. E certo non si veniva a sapere».

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