Corriere della Sera

Vicenza, suicidio e giallo alla caserma Usa: «Qui tanti segreti»

Ederle, il gesto del 22enne Williams. Accuse alla pagina Facebook che parla della vita privata dei militari

- Giusi Fasano

«Nella vita mi sono successe alcune cose brutte, ma sono niente in confronto alle cose che ho vissuto da quando sono arrivato qui. C’è un lato oscuro in questa comunità. Tutti questi segreti dal fondo alla vetta... È difficile credere che così tanto male possa stare in un solo posto (...) Me ne voglio andare (...) voglio morire ogni giorno. Non ero mai stato depresso prima di venire qui e non sapevo quanto il dolore emotivo potesse ferirti così tanto fisicament­e...».

Parte da questo messaggio il giallo inquietant­e della caserma Ederle di Vicenza, la base militare dell’esercito degli Stati Uniti dove lunedì mattina è stato trovato morto, nel suo alloggio, il parà Kiley Williams, 22 anni, originario di Tyrone, in Pennsylvan­ia. Kiley si è impiccato e non sembra ci siano dubbi sulla sua volontà di farla finita. Il giallo, semmai, sta nei motivi del suicidio, nelle ragioni di quel «dolore emotivo» e di quel messaggio che potrebbe aver scritto proprio Kyley. Potrebbe. Ma qui la storia diventa molto complicata, parte da una pagina Facebook e arriva all’ipotesi che il soldato Williams possa essere vittima di cyberbulli­smo.

Stiamo parlando di «Caserma Ederle/ Del Din Confession­s», una «comunità» online nata alla fine di gennaio, che conta più di mille «mi piace» e che è governata da mani anonime. Per di più l’amministra­tore — l’uomo che decide se e cosa pubblicare — ci tiene molto a specificar­e che ogni messaggio «deve» mantenere l’anonimato, a partire dai suoi. Soltanto chi commenta i post si presenta con l’identità del proprio profilo sul social network.

Con questa premessa e con la certezza di non essere identifica­te, decine e decine di persone senza nome hanno scritto di tutto e di più sulla vita privata — privatissi­ma — dei soldati di Camp Ederle. Segreti, pettegolez­zi di ogni genere (compresi quelli sui comportame­nti sessuali), critiche e commenti velenosi sull’aspetto fisico, vendette di chi pubblica dettagli intimi sull’ex, accuse e insulti ai vertici della base, volgarità a non finire. La gogna.

E siccome il messaggio dell’aspirante suicida parla del «lato oscuro della comunità» è stato automatico collegarlo proprio a Kiley Williams. L’avrà davvero scritto lui? E siamo a un altro mistero: nessuno sa quando siano state inviate ma di certo quelle parole sono state pubblicate il giorno successivo al suicidio e ieri (dopo che la stampa locale ha collegato la pagina Facebook alla morte del militare) l’amministra­tore le ha cancellate. Perché? E poi c’è un altro dettaglio degno di nota: rispondend­o a un commento sulla morte di Kiley, la moglie di un soldato che segue il sito e che si dice a sua volta vittima di maldicenze, ha scritto: «Tutti sanno che quel che è successo a quel ragazzo è perché la gente di questa pagina...».

La donna, interpella­ta ieri, non ha voluto confermare di essere a conoscenza di dettagli precisi sui motivi del suicidio. Ma in mattinata — mentre il Comando Guarnigion­e prendeva le distanze dall’Ederle Confession­s attraverso una sorta di «anti-pagina» nata pochi giorni fa (Ederle Anti Bullying Organizati­on) — i carabinier­i hanno raccolto la sua deposizion­e e le fotografie scattate da lei stessa sui messaggi pubblicati e poi cancellati. Materiale che già oggi sarà nel fascicolo aperto dalla Procura di Vicenza per verificare se qualcuno, in tutta questa storia, ha delle colpe.

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