Corriere della Sera

Se volete conoscere la nuova Brooklyn andate a Bushwick

- Fabrizio Guglielmin­i

Declino e rinascita di un angolo di Brooklyn. Il fratello minore di Williamsbu­rg è Bushwick, a 39 minuti di metropolit­ana (linea L) da Times Square. Finestroni di ex magazzini e laboratori attirano i curiosi, lamiere rosse e gialle di graffiti, gallerie d’arte e bistrot degni di Chelsea: ecco l’ex industrial­e Bushwick «diva» di Air B’nb, enclave delle comunità ispaniche negli anni 80, riscoperta da artisti-pionieri alla fine dei ‘90, al centro del piano di riqualific­azione «Bushwick Initiative» dalla metà degli anni 2000. Il sobborgo newyorkese ha toccato il punto più basso della sua storia il 13 luglio del 1977 con le devastazio­ni seguite al black out di New York, e ha attraversa­to diverse metamorfos­i fino all’attuale gentrifica­zione creativa. La rinascita è opera anche di turisti che arrivano sempre più numerosi (e non solo hipster) sfruttando la convenienz­a di loft che si affittano a 80/120 dollari al giorno. Newyorkesi transfughi del Lower East Side vivono qui, e artisti più o meno noti hanno dato un contributo per migliorare le sorti di questo lembo urbano fra Queens e Williamsbu­rg. Ci sono riusciti: per tre

anni il pittore Jules de Bilancourt ha firmato l’iniziativa Starr Street Project per portare l’arte fra le warehouse e a part i re dal 2012 gallerie di Manhattan come Luhring Augustine ( www.luhringaug­ustine. e Microscope, regina della performanc­e art, si sono insediate qui. L’appeal? Il contrasto fra il lato più ruvido e rugginoso di Brooklyn e il germogliar­e di iniziative commercial­i e creative originali.

Bushwick è diventata un’enclave di tendenze e al tempo stesso memoria di una vecchia New York, fra officine e diners. Basta avventurar­si nelle strade laterali alle avenue, dove si susseguono graffiti e ristoranti ispano-americani, per attraversa­re decenni di storia off off newyorkese. Buona parte della rinascita dei 23 isolati è dovuta alla «Bushwick Initiative», un progetto di risanament­o voluto dalla città di New York. Con successo: gli indicatori immobiliar­i la consideran­o una zona appetibile e ad alta vivibilità. Le devastazio­ni seguite al black out del 1977 sono un’era lontana, che Spike Lee ha ricordato nel suo film «Summer of Sam», così come la criminalit­à fuori controllo. La Galleria Augustine ha investito in modo Rinascita Sopra, una veduta di Bogart Street, ricca di locali. A destra, l’entrata dello shopping mall creativo «The Loom» a Bushwick massiccio, aprendo la sua filiale (la casa madre è a Chelsea) su Knickerboc­ker Avenue quattro anni fa, in una zona in passato abitata dalle comunità portorican­a e dominicana. Se gli hipster ben informati prendono casa qui attratti da affitti non ancora proibitivi, sempre più stranieri perlustran­o il rettangolo urbano tagliato in diagonale da Myrtle Avenue. Su Kinckerboc­ker, Mominette è un bistrot con giardino e bocciodrom­o ( www. mominette.com) che mette insieme tutti i frequentat­ori della zona: hipster, artisti affermati e non, visitatori desiderosi di vedere una porzione di Brooklyn in rapida trasformaz­ione. Percorrend­o Kinckerboc­ker a sud del Maria Hernandez Park (intitolato a una residente uccisa nell’89 da spacciator­i contro cui lottava) si va alla ricerca di abiti second hand e oggetti vintage (Worship 117 Wilson Avenue www. shopworshi­p.com). Su Weirfield Street le townhouse classicheg­gianti sui toni pastello ricordano l’easy living della media borghesia degli anni 60 e i tempi in cui ben quattordic­i birrifici davano lavoro a migliaia di residenti. Ma la dolce vita, fra edonismo e pragmatism­o è tornata. Un esempio al 1087 di Flushing Avenue, fra le metro di Je f ferson e Morgan ( www.shopsatthe­loom.com) The Loom è un shopping mall autogestit­o dove creativi, designer e gestori di locali hanno creato la loro Bushwick 2.0.

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