Il principe che voleva sparare al critico
A Fiorano dominava Alberico Boncompagni Ludovisi, principe di Venosa. Nel Dopoguerra ereditò un terreno nel comune di Ciampino, non lontano dal cantiere per dirigibili diventato aeroporto. Era schivo: produceva vino, ma lo voleva tenere per sé. Fino a quando il critico Luigi Veronelli, che aveva sentito parlare di straordinarie bottiglie dai vitigni di Merlot, Cabernet, Sémillon e Malvasia di Candia, andò a Fiorano, negli anni 60. Il principe, mentre passeggiava sul suo cavallo nero, vide Veronelli entrare nei suoi terreni e gli puntò contro la pistola. Voleva cacciarlo. Non voleva sentir parlare di rete commerciale e ristoranti da rifornire. Veronelli lo convinse che quei vini (Fiorano Rosso, taglio bordolese; Bianco con Malvasia di Candia; e il Sémillon) erano straordinari. «Se abitassi a Roma implorerei ogni giorno alla porta del principe per averli», scrisse. E il burbero si fece convincere. Poi si ammalò. Dal 1995 niente più vino. Morì nel 2005. Quattro anni dopo sono arrivate le nipoti Alessia, Allegra e Albiera Antinori, figlie del marchese Piero. L’azienda è stata riaperta. Si chiama Fattoria di Fiorano. Si producono anche olio, formaggi di capra e pecorini, miele, e il pane con il lievito madre ereditato dal nonno.
Venerdì alle 21 (affiancherò Marco Tonelli), Alessia Antinori racconterà tutto ciò e la rinascita dei vini-mito di Fiorano da quattro filari di Cabernet e quattro di Merlot, insieme al Sémillon concesso da un amico di famiglia.