Il mediatore con le banche e la spinta dei piccoli
«La boutique europea dell’industria grafica». Il sito dell’azienda di famiglia si presenta così, rivendicando quello che — ovvio — è l’orgoglio anche di Vincenzo Boccia: se sono le piccole e medie imprese, l’anima economica di un Paese che è la seconda potenza manifatturiera d’Europa, un fatturato di 40 milioni ti mette nella prospettiva giusta per capirla,
I sostenitori Salernitano, due figlie, tra i suoi grandi sponsor Luigi Abete ed Emma Marcegaglia
quell’anima. E darle voce. Non è un caso che uno dei suoi slogan preferiti sia «piccola impresa comunità di vita». Né che in questa corsa ai vertici di Confindustria i primi a innalzare il cartello «Boccia for president » siano stati i «Piccoli» associati a Viale dell’Astronomia. Quegli stessi che lui ha guidato prima di passare il timone al veneto Alberto Baban, per diventare vicepresidente a tempo pieno. Con una delega chiave, nella squadra di Giorgio Squinzi: essere presidente del Comitato credito e finanza, negli anni della Grande Crisi e dell’enorme difficoltà di accesso ai prestiti bancari, al salernitano Boccia — classe 1964 come il «concorrente» Alberto Vacchi, sposato, due figlie — ha consentito di avere sempre il polso dell’universo impresa. E di ricevere apprezzamenti per il suo ruolo di mediatore con l’universo banche.
Chiaro, da questo curriculum quasi interamente made in Confindustria, che la sua candidatura è sostanzialmente all’insegna della continuità. E infatti, tra i big sponsor, conta due past president come Emma Marcegaglia e Luigi Abete. Ma non, per esempio, Antonio D’Amato, l’unico uomo del Sud che abbia guidato l’associazione in oltre un secolo di storia. La sfida, per Boccia, sarà un po’ anche questa.