«Eredità di Verdi e Puccini Siano svelate le carte segrete»
Cinquanta esponenti della cultura a Mattarella: bauli chiusi dagli eredi
Il tesoro di Verdi, un baule stracolmo di schizzi e di appunti inediti, è serrato a chiave nella sua villa di Sant’Agata, inaccessibile a chiunque per l’ostinato rifiuto degli eredi. Il tesoro di Puccini, rinchiuso nella sua villa di Torre del Lago, è evidentemente mal custodito, visto che dall’inventario originario mancano una serie di importantissimi documenti. Patrimoni nascosti, dispersi, sequestrati a ogni controllo, a ogni consultazione di studiosi e musicisti. Beni privati certo, ma di interesse pubblico. Il loro inestimabile valore artistico e culturale in un Paese normale cadrebbe immediatamente sotto la tutela dello Stato, garante della loro conservazione e accessibilità. Invece, da noi quelle ricchezze straordinarie restano in balia dell’estro dei proprietari. Che ne dispongono a loro inappellabile capriccio.
Uno scandalo denunciato a più riprese, finora senza esiti. A tentare di scuotere l’apatia della pubblica amministrazione è una lettera, promossa dalla rivista Classic Voice (che la pubblicherà nel suo prossimo numero) dove una cinquantina di personalità della musica e della cultura si rivolgono al presidente Mattarella e al ministro Franceschini per denunciare la gravità di tale situazione, unica nel mondo occidentale, e affermare il diritto allo studio e alla ricerca su quei due nostri, grandi compositori. Tra i firmatari, Riccardo Chailly e Daniel Barenboim, Antonio Pappano e Daniele Gatti, Maurizio Pollini, Placido Domingo. E poi Claudio Magris, Dario Fo, Massimo Cacciari, Andrea Camilleri…
Questa incuria tutta italiana stride violentemente con quel che accade all’estero, dove la documentazione relativa ad autori quali Bach, Mozart o Wagner è immediatamente consultabile da chi ne faccia richiesta, anche on line. Con esiti non solo di approfondimento storico ma anche di nuove letture musicali. Non c’è quindi da stupirsi se l’archivio di Claudio Abbado sia finito a Berlino dove avrà una collocazione adeguata e in più una nuova vita culturale. Mentre in Italia nessuno ha alzato un dito per cercare di assicurarselo.
Per tornare a Verdi, poter avvicinarsi alle carte imprigionate dentro le mura inespugnabili di Sant’Agata, potrebbe, come ha dichiarato il musicologo Fabrizio Della Seta, cambiare Lettera firmata anche da Chailly, Fo, Magris: diritto allo studio di un patrimonio nazionale In giardino Accanto a Verdi (1813-1901), sedute da sinistra: Maria Filomena Carrara-Verdi; Barberina Strepponi e Giuseppina Ricordi. In piedi, Teresina Stolz, l’avvocato Campanari, Giulio Ricordi e il pittore Metlicovitz molte idee sulla interpretazione verdiana. O addirittura risolvere un vecchio enigma relativo all’opera che mai vide la luce, Re Lear. Si dice che Verdi avesse rinunciato perché i personaggi del Re e del Fool li aveva già affrontati nelle figure di Filippo II nel Don Carlo e di Oscar nel Ballo in maschera.
Voci autorevoli sostengono invece che tra le gemme del baule di Busseto ci sia anche quella partitura, forse completa, per voce e pianoforte. Se confermata, la scoperta sarebbe una vera bomba nella storia della lirica.