Corriere della Sera

«Eredità di Verdi e Puccini Siano svelate le carte segrete»

Cinquanta esponenti della cultura a Mattarella: bauli chiusi dagli eredi

- Giuseppina Manin

Il tesoro di Verdi, un baule stracolmo di schizzi e di appunti inediti, è serrato a chiave nella sua villa di Sant’Agata, inaccessib­ile a chiunque per l’ostinato rifiuto degli eredi. Il tesoro di Puccini, rinchiuso nella sua villa di Torre del Lago, è evidenteme­nte mal custodito, visto che dall’inventario originario mancano una serie di importanti­ssimi documenti. Patrimoni nascosti, dispersi, sequestrat­i a ogni controllo, a ogni consultazi­one di studiosi e musicisti. Beni privati certo, ma di interesse pubblico. Il loro inestimabi­le valore artistico e culturale in un Paese normale cadrebbe immediatam­ente sotto la tutela dello Stato, garante della loro conservazi­one e accessibil­ità. Invece, da noi quelle ricchezze straordina­rie restano in balia dell’estro dei proprietar­i. Che ne dispongono a loro inappellab­ile capriccio.

Uno scandalo denunciato a più riprese, finora senza esiti. A tentare di scuotere l’apatia della pubblica amministra­zione è una lettera, promossa dalla rivista Classic Voice (che la pubblicher­à nel suo prossimo numero) dove una cinquantin­a di personalit­à della musica e della cultura si rivolgono al presidente Mattarella e al ministro Franceschi­ni per denunciare la gravità di tale situazione, unica nel mondo occidental­e, e affermare il diritto allo studio e alla ricerca su quei due nostri, grandi compositor­i. Tra i firmatari, Riccardo Chailly e Daniel Barenboim, Antonio Pappano e Daniele Gatti, Maurizio Pollini, Placido Domingo. E poi Claudio Magris, Dario Fo, Massimo Cacciari, Andrea Camilleri…

Questa incuria tutta italiana stride violenteme­nte con quel che accade all’estero, dove la documentaz­ione relativa ad autori quali Bach, Mozart o Wagner è immediatam­ente consultabi­le da chi ne faccia richiesta, anche on line. Con esiti non solo di approfondi­mento storico ma anche di nuove letture musicali. Non c’è quindi da stupirsi se l’archivio di Claudio Abbado sia finito a Berlino dove avrà una collocazio­ne adeguata e in più una nuova vita culturale. Mentre in Italia nessuno ha alzato un dito per cercare di assicurars­elo.

Per tornare a Verdi, poter avvicinars­i alle carte imprigiona­te dentro le mura inespugnab­ili di Sant’Agata, potrebbe, come ha dichiarato il musicologo Fabrizio Della Seta, cambiare Lettera firmata anche da Chailly, Fo, Magris: diritto allo studio di un patrimonio nazionale In giardino Accanto a Verdi (1813-1901), sedute da sinistra: Maria Filomena Carrara-Verdi; Barberina Strepponi e Giuseppina Ricordi. In piedi, Teresina Stolz, l’avvocato Campanari, Giulio Ricordi e il pittore Metlicovit­z molte idee sulla interpreta­zione verdiana. O addirittur­a risolvere un vecchio enigma relativo all’opera che mai vide la luce, Re Lear. Si dice che Verdi avesse rinunciato perché i personaggi del Re e del Fool li aveva già affrontati nelle figure di Filippo II nel Don Carlo e di Oscar nel Ballo in maschera.

Voci autorevoli sostengono invece che tra le gemme del baule di Busseto ci sia anche quella partitura, forse completa, per voce e pianoforte. Se confermata, la scoperta sarebbe una vera bomba nella storia della lirica.

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