Corriere della Sera

Premio Roberto Stracca e la lezione sulla leadership di Maldini, Zanetti e Casarin

- Piergiorgi­o Lucioni

C’è un filo sottile, ma talvolta più resistente dell’acciaio, che lega le esistenze, i ricordi e il futuro. Che unisce e al tempo stesso, svolto dalla matassa del contingent­e, indica la strada per primeggiar­e. È il filo che stringe assieme le ambizioni e le profession­alità, che non permette di separare l’azione dalla riflession­e, che fonde il carattere con la volontà. È il filo che unisce i migliori e, nello sport, i grandi campioni con i loro grandi interpreti.

È questo il filo che lega personalit­à

come Paolo Maldini e Javier Zanetti, esempi sui campi di calcio e nella vita, con un maestro come «l’arbitro» per eccellenza Paolo Casarin e con quello che è stato un modello per il giornalism­o: Roberto Stracca. Roberto è stato fino al novembre del 2010 — quando a soli 40 anni il destino ha messo il punto finale alla sua storia — uno dei motori della redazione sportiva del Corriere. Appassiona­to di tutto ciò che appartiene all’agonismo, ma anche degli aspetti del tifo e delle istituzion­i sportive, Stracca era punto di riferiment­o per la sua conoscenza, obiettivit­à, precisione e capacità nello scavare la notizia. Per questo è nella sua collocazio­ne ideale a fianco di «campioni» quali Zanetti, Maldini e Casarin che presenzier­anno oggi, alle 18, nella sala Buzzati del Corriere della Sera (via Eugenio Balzan 3 ingresso libero con prenotazio­ne: premio stracca@corriere.it), alla consegna del Premio Stracca per giovani giornalist­i della scuola Walter Tobagi, nato dalla partnershi­p Lega Pro-Corriere. Due ex aequo i vincitori: Diana Cavalcoli (27 anni) che ha analizzato casi di integrazio­ne calcio-scuola e Simone Gorla (28 anni), che ha scritto del progetto «Sport in classe» di Coni e Comitato Paralimpic­o. Premio speciale Lega Pro guidata dal nuovo presidente Gabriele Gravina a Emiliano Mariotti (25 anni), che ha scelto «Lega Pro e Supporter’s Trust: il caso Ancona».

Nella serata anche un dibattito su essere capitani nello sport e nella vita. Protagonis­ti Zanetti, Maldini e Casarin, ma soprattutt­o — lui che non ha mai voluto esserlo in vita, sempre discreto, sempre umile e un passo indietro rispetto alla prepondera­nza della notizia —, proprio lui: Roberto. Ancora oggi esempio per i futuri giornalist­i e sinonimo, per il pubblico che vorrà partecipar­e, di un giornalism­o libero, acuto e senza macchie. Quello di Stracca.

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Capitani Javier Zanetti e Paolo Maldini

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