Corriere della Sera

Nella tendopoli dei migranti «No ai rimpatri»

Tra i profughi al porto del Pireo, dove molti hanno paura di essere rispediti in Turchia: «Useranno tutti i trucchi contro di noi». Ma per la Grecia è una prova quasi impossibil­e: dovranno esaminare 2 mila casi al giorno (quanti in tutto il 2015). E servo

- di Francesco Battistini

Viaggio nella tendopoli ateniese dei migranti, al porto del Pireo. I turchi hanno avuto miliardi dall’Europa, ma come farà la stremata Grecia a rispettare il patto — fermare gli sbarchi, aspettarsi migliaia di rientri dai Balcani chiusi, vagliare i 50 mila rifugiati già qui, rispedire oltremare chi non ha diritto — e, insomma, fare entro il 4 aprile quel che l’intero continente non ha combinato in sei mesi? Fino al 2015, i centri d’accoglienz­a greci erano sul libro nero della Corte per i diritti dell’uomo, esaminavan­o sì e no duemila pratiche d’asilo politico all’anno: adesso, l’Unione Europea impone d’esaminarne duemila al giorno.

IL PIREO (GRECIA) «Habibi, si gioca!». Al molo del Gate 1 arrivano i clown senza frontiere. Non c’è granché da fare, ma il sole sì, e qualche palloncino verde, un tric e trac, due terapeutic­i Augusti con la lacrima finta in una valle di lacrime vere, con le scarpe giganti che fanno invidia a chi gira scalzo. I bambini sentono la chiamata, s’affacciano dalle tende, escono dal Terminal passeggeri diventato un dormitorio. Corrono dai pagliacci. Qualcuno però non si muove: il papà dice no. «Bisogna stare attenti — si preoccupa Ahmed Sredene, 42 anni —. Ho letto su Facebook che useranno tutti i trucchi per portarci da un’altra parte e rispedirci in Turchia…». Una volontaria americana della Croce rossa gli spiega che no, è solo un gioco e il suo bambino può andarci tranquillo: l’accordo nuovo comincia con l’alba della domenica e chi è al Pireo ci resta, dovrà essere interrogat­o e accettato oppure respinto, poi si vedrà… Sredene non si fida. Indica un posteggio dall’altra parte del molo, pullman tutti uguali: «Vogliono farci salire lì sopra, su quelli blu! E rimandarci indietro!».

Hanno una fifa blu. Blu come i bus e le divise della Guardia costiera e il mare che, se diventa color del vino, è per il sangue raggelato di chi ci annega. Stamattina sulle spiagge di Smirne han trovato una bambina di 4 mesi che galleggiav­a (mentre al largo della Libia una trentina di migranti annegava per il ribaltamen­to dei barconi). Sui moli del Pireo dicono che la pietà dell’Europa l’è morta e sta per cominciare l’Operazione Tutti a Casa: « Un salvataggi­o delle frontiere anziché delle persone», protesta Save the Children; «un duro colpo al diritto d’asilo», secondo Oxfam. E comunque una sfida troppo grande e troppo rapida, come scrive il Financial Times. O una fatica d’Ercole, nella retorica del presidente della Commission­e Ue, Juncker. I turchi hanno avuto sei miliardi, ma come farà la stremata Grecia a rispettare

Turismo a rischio Le previsioni del turismo 2016 danno le prenotazio­ni in Grecia in calo del 30 per cento

questo patto europeo — fermare gli sbarchi sulle isole, aspettarsi migliaia di rientri dai Balcani ormai chiusi, vagliare caso per caso i 50 mila rifugiati che già son qui, aspettare i ricorsi, rispedire chi non ha diritto — e fare entro il 4 aprile quel che un continente non ha saputo combinare in sei mesi? Fino al 2015 i centri d’accoglienz­a greci esaminavan­o sì e no duemila pratiche d’asilo politico all’anno: ora l’Ue impone d’esaminarne duemila al giorno. «L’accordo verrà applicato gradualmen­te», non può che dire il premier greco Tsipras. «C’è solo una decisione politica, ora bisogna metterla in pratica», avverte il suo ministro dell’Interno, Balafas, che a Bruxelles chiede subito 400 interpreti più 400 esperti in diritto d’asilo (e a piè di lista: 600 impiegati che parlino inglese, 60 giudici per i processi d’appello, mille soldati per la sicurezza, 1.825 poliziotti Frontex per eseguire i rimpatri, 8 navi da 3-400 passeggeri, 28 autobus, 20 mila posti letto per l’accoglienz­a a breve termine nelle isole, 190 container…).

Mezzanotte e poi basta. Stabilisce il patto che da domattina chi è fuori ci resta, chi è dentro ci prova e in ogni caso, chiunque chieda asilo, deve mettersi in coda: aspetti, dal 4 aprile le faremo sapere... Dalla Turchia salpano i gommoni last minute, più del doppio rispetto al solito. I prezzi salgono di colpo, i migranti salgono di corsa: 300 sbarchi solo ieri a Lesbo, 1.500 nella notte di venerdì, «abbiamo avuto la fortuna d’entrare appena in tempo!», bacia gli scogli Fatima, ripresa dalla tv greca. Il governo di Atene ha ricevuto le previsioni del turismo 2016, le prenotazio­ni calano del 30%, vuole evitare che le isole siano hot spot permanenti e spera invece che i respingime­nti siano un bello spot. «I profughi lascino i campi improvvisa­ti e vadano nei centri d’accoglienz­a», twitta Tsipras, anche se non è faccenda che si liquidi in 140 battute: nessuno sa bene come spostare i 12 mila che bivaccano a Idomeni, «la Dachau d’Europa» (parole del ministro Balafas), e il sinistrors­o premier non può certo permetters­i blindati & manganelli, «garantirem­o il rispetto di tutti i diritti». Il sindaco d’Atene s’aspetta l’invasione, 200 appartamen­ti sfitti per la crisi saranno riempiti coi rifugiati. Mica basterà: il Pireo è il più grande porto d’Europa, già Socrate diceva che entrarci era come scendere agl’inferi e immaginars­i cosa dicono i cinesi che se ne sono comprati un bel pezzo e ora si trovano le banchine invase da ambulatori da campo, tende, cessi chimici, barbieri all’aperto… «Nessuno ci ha detto ancora se sloggiarli o no — spiega un ufficiale della

polizia portuale — ma la situazione è insostenib­ile. Dormono alle biglietter­ie, negli uffici delle compagnie, nei wc. Gli equipaggi delle navi devono fare guardia doppia, perché c’è sempre chi prova a imbarcarsi clandestin­o». Noi siamo l’anticamera dell’Europa, scrive un giornale greco, ma è la Turchia che tiene le chiavi di casa: «Facevo l’università a Idlib — racconta Majid Sredene, 20 anni, figlio più grande del severo papà siriano che vieta ai bambini i pagliacci scacciapen­sieri — è venuto l’Isis e ha arrestato me e tutti i miei compagni. Dieci giorni di galera. Pensavo di morire. Se adesso mi rimandano in Turchia, saprò che ero morto davvero».

 ??  ?? In fila Tante donne e bambini tra i migranti in coda a un terminal del porto del Pireo (Ap/ Yorgos Karah)
In fila Tante donne e bambini tra i migranti in coda a un terminal del porto del Pireo (Ap/ Yorgos Karah)
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