Mattarella: affrontare le origini della crisi
Non basta solo una risposta militare per combattere il terrorismo: «Certo, il primo antidoto è il contrasto determinato. Ma sono importanti la cultura e il miglioramento delle condizioni economiche anche perché ignoranza e miseria sono terreno di coltura per il reclutamento dei terroristi». Dunque, «rimuovere povertà e ignoranza significa togliere l’acqua al terrorismo».
A Yaoundé (Camerun), ultima tappa del suo viaggio in Africa durato una settimana, la stessa degli attentati in Costa d’Avorio e in Turchia, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha parlato delle «ampie responsabilità della comunità internazionale e di numerosi Paesi, anche europei, nel non aver saputo affrontare le ragioni della crisi, se non addirittura nell’aver concorso a creare in passato condizioni di instabilità».
Contro chi punta il dito il capo dello Stato? Quali responsabilità tira in ballo? In realtà, l’atto di accusa di Mattarella va interpretato rovesciando il piano del suo ragionamento: vale a dire, enfatizzando tutto ciò che la comunità internazionale è in grado di realizzare con intelligenza, visione strategica e unità di intenti insieme ai governi africani, ma anche in Medio ed Estremo Oriente, per sottrarre i giovani al disagio e al richiamo della propaganda estremista. E l’Italia un percorso virtuoso sta provando a compierlo in Camerun: cancellando il debito del Paese africano (13,5 milioni per il 20162018) con il vincolo di investire quella somma nelle province del Nord martoriate dagli attentati di Boko Haram. I soldi non restituiti sono utilizzabili, grazie anche alla tenacia dell’ambasciatrice Samuela Isopi, per la costruzione di scuole e di centri sanitari proprio nelle aree, a lungo trascurate dal governo di Yaoundé, che dal 2014 sono l’epicentro del reclutamento di Boko Haram (40 kamikaze, 1200 morti).
Contro il terrore, come non si stanca di ripetere Mattarella, serve sì la fermezza. Ma anche la promozione della cultura e del benessere sociale.