Corriere della Sera

Il federatore Parisi «Mostriamo al Paese di saper governare»

- Maurizio Giannattas­io

Prove tecniche di nuovo leader. Quello che è successo ieri al Dal Verme, storico teatro milanese, è molto più dell’apertura ufficiale della campagna elettorale di Stefano Parisi, candidato sindaco per il centrodest­ra a Milano. È la rappresent­azione plastica che nonostante le spaccature che incrinano la coalizione da Roma a Torino passando per Bologna, Milano potrebbe essere un nuovo punto di partenza. E magari, proprio a Milano si potrebbe trovare un nuovo «federatore». Ne è consapevol­e Parisi: «Questa è una partita molto milanese. Dobbiamo liberare oggi Milano e farci i muscoli alla palestra dell’amministra­zione per fare domani una proposta che liberi tutto il Paese. Dobbiamo fare una piattaform­a che dimostri all’intero Paese che questa area politica è in grado di governare».

Al via la campagna di Stefano Parisi, manager, già direttore generale di Confindust­ria, per conquistar­e la poltrona di sindaco di Milano. Prova muscolare a distanza con Giuseppe Sala: 1.400 posti tutti occupati. Bandiere di partito, leader politici e color giallo in tutto il teatro. C’è anche un camioncino (provocator­io?) di FdI con una gigantogra­fia di Giorgia Meloni. Matteo Salvini non trova posto e si siede sul bordo del palco. Idem per Maurizio Lupi accucciato sul lato opposto. Assente giustifica­to Silvio Berlusconi in missione a Palermo che comunque chiama Parisi per augurargli in bocca al lupo. Al suo posto Mariastell­a Gelmini, Paolo Romani e Licia Ronzulli. Poco più in là, Ignazio La Russa vicino all’ex sindaco Gabriele Albertini e all’ex governator­e Roberto Formigoni. One man show. Parisi alterna visione politica a progetti concreti. Prende in giro i suoi alleati. «A Salvini dovrò regalare una nuova maglia gialla se no fra qualche giorno è un problema». A Lupi seduto sul palco: «Se non sta sul palco non è contento». A Luigi Casero viceminist­ro dell’Economia: «È un ministro del governo Renzi, beh, non per sempre».

Spigolatur­e che però indicano bene la libertà d’azione del candidato rispetto ai partiti che lo sostengono. Carta bianca. Come quando dice che il centrodest­ra «deve recuperare la sua identità un po’ persa». O come quando dice che «gli immigrati devono diventare milanesi accettando le nostre regole». Brivido in platea e sguardi puntati su Salvini. Che non solo non fa una piega, ma si dice d’accordo

Linee guida Dobbiamo recuperare l’identità un po’ persa. Gli immigrati? Diventino milanesi accettando le nostre regole

con Parisi. Squaderna il suo progetto politico: «Siamo diversi dal centrosini­stra. Noi vogliamo liberare i milanesi dalla paura, dal degrado, dalla burocrazia. Siamo una forza liberale popolare, non d’elite. Riporterem­o Milano a essere la locomotiva del Paese. Per questo occorre andare oltre la logica di destra e sinistra, noi vogliamo parlare a tutti e questo va molto al di là del nostro confine politico». Ma non la preoccupan­o le divisioni della coalizione nel resto d’Italia? «No, qui siamo uniti, siamo super uniti e, quindi, non mi preoccupo. Credo che la cosa importante sia vincere a Milano». Parola di «federatore».

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