Corriere della Sera

Sala alza i toni «Se vincono gli altri comanderà Salvini»

- Elisabetta Soglio

«Se vincesse il centrodest­ra, Salvini sarebbe il vero sindaco e Parisi il portavoce di un’idea folle che da verde sta diventando nera. Ma noi non lo permettere­mo mai». Giuseppe Sala, candidato sindaco del centrosini­stra a Milano, non ha (almeno per ora) velleità politiche nazionali. Il suo discorso di apertura della campagna elettorale, ieri mattina al teatro Franco Parenti, sviluppa un ragionamen­to più amministra­tivo che politico: descrive la visione di città, indica tre o quattro punti fermi del lavoro che imposterà qualora venisse eletto. E affonda sugli avversari di centrodest­ra: se nei giorni scorsi la polemica era stata scatenata dall’aggettivo «inquietant­i» che aveva messo accanto alle facce dei politici sostenitor­i di Stefano Parisi in campagna elettorale, questa volta nel mirino finisce direttamen­te il leader del Carroccio. Anche in un altro passaggio: quando Sala confida degli sms «rigorosame­nte in dialetto» che si scambia con gli amici Enrico Bertolino e Antonio Albanese e del commento all’arrivo di Marine Le Pen a Milano e all’incontro con Salvini: «Una banda de maltrainse­ma». L’interessat­o risponde a stretto giro di posta: «Mi sopravvalu­tano. Vuole dire che hanno paura. Se sono ridotti a usare lo spauracchi­o Salvini, hanno paura».

Nelle righe dell’intervento di Sala si legge la volontà di far emergere le contraddiz­ioni della maggioranz­a che Parisi è riuscito per miracolo (lo ammette l’ex sindaco Gabriele Albertini) a rimettere insieme. Guai, poi, a ripartire con la solfa dei tre candidati manager tutti uguali: «Noi — taglia corto l’ex commissari­o di Expo — abbiamo fatto le primarie, che non sono esenti da difetti, ma migliaia di milanesi mi hanno scelto come candidato sindaco. Parisi lo hanno scelto ad Arcore, i 5 Stelle hanno fatto sufficient­emente casino, mentre un altro candidato (Corrado Passera, ndr) si è fatto il suo partito».

Un accenno anche a Sel e alla parte di sinistra che inizialmen­te ha fatto fatica ad accettare la sua candidatur­a: «Credo che nella nostra coalizione avremo la rappresent­anza di tutto il centrosini­stra coeso, che pesca in quello che è stato fatto in questi cinque anni e garantisce continuità», auspica chiamando alla fine sul palco

Giuliano Pisapia, garante di questa unità.

Ma qualche mal di pancia rimane, come dimostra la polemica relativa alla possibilit­à che nella lista civica di Sala sia presente Massimo Ferlini, leader della Compagnia delle Opere. «Rappresent­ano la peggiore commistion­e fra politica e affari», accusa la coordinatr­ice milanese di Sel, Anita Pirovano chiedendo di smentire la voce. Mentre Sala prende tempo, Ferlini commenta: «Pensavo che per le elezioni bisognasse essere inclusivi, non esclusivi». In fondo, nessuna coalizione è perfetta.

L’attacco in dialetto Noi abbiamo fatto le primarie, Parisi lo hanno scelto ad Arcore Sono dei “maltrainse­ma”, persone male assortite

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