Sala alza i toni «Se vincono gli altri comanderà Salvini»
«Se vincesse il centrodestra, Salvini sarebbe il vero sindaco e Parisi il portavoce di un’idea folle che da verde sta diventando nera. Ma noi non lo permetteremo mai». Giuseppe Sala, candidato sindaco del centrosinistra a Milano, non ha (almeno per ora) velleità politiche nazionali. Il suo discorso di apertura della campagna elettorale, ieri mattina al teatro Franco Parenti, sviluppa un ragionamento più amministrativo che politico: descrive la visione di città, indica tre o quattro punti fermi del lavoro che imposterà qualora venisse eletto. E affonda sugli avversari di centrodestra: se nei giorni scorsi la polemica era stata scatenata dall’aggettivo «inquietanti» che aveva messo accanto alle facce dei politici sostenitori di Stefano Parisi in campagna elettorale, questa volta nel mirino finisce direttamente il leader del Carroccio. Anche in un altro passaggio: quando Sala confida degli sms «rigorosamente in dialetto» che si scambia con gli amici Enrico Bertolino e Antonio Albanese e del commento all’arrivo di Marine Le Pen a Milano e all’incontro con Salvini: «Una banda de maltrainsema». L’interessato risponde a stretto giro di posta: «Mi sopravvalutano. Vuole dire che hanno paura. Se sono ridotti a usare lo spauracchio Salvini, hanno paura».
Nelle righe dell’intervento di Sala si legge la volontà di far emergere le contraddizioni della maggioranza che Parisi è riuscito per miracolo (lo ammette l’ex sindaco Gabriele Albertini) a rimettere insieme. Guai, poi, a ripartire con la solfa dei tre candidati manager tutti uguali: «Noi — taglia corto l’ex commissario di Expo — abbiamo fatto le primarie, che non sono esenti da difetti, ma migliaia di milanesi mi hanno scelto come candidato sindaco. Parisi lo hanno scelto ad Arcore, i 5 Stelle hanno fatto sufficientemente casino, mentre un altro candidato (Corrado Passera, ndr) si è fatto il suo partito».
Un accenno anche a Sel e alla parte di sinistra che inizialmente ha fatto fatica ad accettare la sua candidatura: «Credo che nella nostra coalizione avremo la rappresentanza di tutto il centrosinistra coeso, che pesca in quello che è stato fatto in questi cinque anni e garantisce continuità», auspica chiamando alla fine sul palco
Giuliano Pisapia, garante di questa unità.
Ma qualche mal di pancia rimane, come dimostra la polemica relativa alla possibilità che nella lista civica di Sala sia presente Massimo Ferlini, leader della Compagnia delle Opere. «Rappresentano la peggiore commistione fra politica e affari», accusa la coordinatrice milanese di Sel, Anita Pirovano chiedendo di smentire la voce. Mentre Sala prende tempo, Ferlini commenta: «Pensavo che per le elezioni bisognasse essere inclusivi, non esclusivi». In fondo, nessuna coalizione è perfetta.
L’attacco in dialetto Noi abbiamo fatto le primarie, Parisi lo hanno scelto ad Arcore Sono dei “maltrainsema”, persone male assortite