La svolta di Bolloré e quell’accelerazione sulla convergenza
La svolta al vertice di Telecom Italia non è improvvisa. Le voci si rincorrono da mesi e, anche se è stato sempre smentito, che tra Marco Patuano e l’azionista Vivendi non ci fosse un perfetto allineamento era noto. A dicembre era arrivato anche un segnale molto chiaro in tal senso quando, scavalcando il manager, il consiglio di Telecom aveva deciso di fare sua la proposta di conversione delle azioni di risparmio, a lungo studiata da Patuano. Il quale dopo un’iniziale contrarietà si era adeguato votando a favore. Poche settimane dopo è arrivato il ribaltone in consiglio, con l’ingresso dei rappresentati di Vivendi, osteggiato dai fondi di investimento costretti a ripiegare.
Da lì in avanti è stato un susseguirsi di voci e di stop and go, fino all’accelerazione degli ultimi giorni scanditi da nuove frizioni tra il manager i soci francesi. L’ultimo al consiglio di giovedì scorso sulla valutazione di alcune poste di bilancio, che i rappresentanti di Vivendi hanno contestato, e su Inwit. L’uscita del manager va tuttavia incardinata in un percorso di naturale avvicendamento legato al cambio dell’assetto azionario. Non c’è insomma un elemento in particolare che ha provocato la decisione di Patuano, nata piuttosto da un confronto che ha fatto emergere punti di vista differenti.
Per capire in che modo il presidente di Vivendi, Vincent Bolloré intende dare una svolta a Telecom bisognerà attendere il successore di Patuano. La scelta passerà per il comitato nomine, in cui siedono due manager del gruppo francese, il ceo Arnaud de Puyfontaine e il coo Stéphané Roussel, e il percorso sarà condiviso dal presidente di Telecom Giuseppe Recchi. Ieri sono circolati molti nomi: dall’attuale amministratore delegato di British Telecom Italia, Corrado Sciolla, all’ex direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi, a Tom Mockridge, già plenipotenziari in Italia di Rupert Murdoch e ora ceo di Virgin Media, al numero uno di Wind, Maximo Ibarra. Tutti in effetti sondati da Vivendi che già da tempo ha avviato la ricerca. In vista dell’avvicendamento Vivendi avrebbe guardato anche fuori e qualcuno dice che sia stato sondato René Obermann, ex ceo di Deutsche Telekom attualmente partner del private equity Warburg Pincus.
In realtà pare che le verifiche si siano concentrare soprattutto su Flavio Cattaneo, attuale amministratore delegato di Ntv e consigliere Telecom. Ieri si sono susseguite per tutto il pomeriggio telefonate e verifiche per trovare la quadra sul nome del manager, che deve però sciogliere l’accordo con Ntv, di cui è anche azionista diretto con una quota del 4%.
Il nuovo capoazienda si troverà sul tavolo già un piano per Telecom Italia, quello di Patuano, incentrato sullo sviluppo della banda ultralarga, in primis, e sulla convergenza con i media. Vivendi potrebbe tuttavia decidere di invertire la priorità e puntare subito forte sui contenuti. In realtà si sta già muovendo in questa direzione. Dell’interesse per
La spinta sui media Dopo l’ingresso in Banijay ora Vivendi punta a Cattleya. In attesa di Mediaset
Mediaset Premium si è scritto molto e, anche se l’accordo non è ancora arrivato, la trattativa sta andando avanti e sembra ben incardinata. Mediaset Premium sarebbe, nell’ottica di Bolloré, una sorta di «cavallo di Troia» funzionale a crescere gradualmente nel Biscione. Vivendi avrebbe infatti proposto alla famiglia Berlusconi di rilevare la pay-tv pagando in azioni, con l’aggiunta di una serie di opzioni condizionate all’avveramento di condizioni predeterminate, che proietterebbero i francesi ai piani superiori dell’impero di Cologno. Nel frattempo Vivendi ha trovato il modo di prendere altre posizioni sul mercato italiano dei contenuti. Poche settimane fa si è portata al 26% nel capitale di Banijay, la società di produzione guidata da Marco Bassetti di cui sono azionisti anche Lvmh, Exor e De Agostini. E ora sarebbe vicina alla chiusura della trattativa per rilevare una quota della società di produzione Cattleya.