Corriere della Sera

Il rilancio del turismo? Vale 38 miliardi

Rapporto Confcommer­cio al forum di Cernobbio. I russi: «La Bulgaria si promuove meglio di voi»

- DALLA NOSTRA INVIATA Raffaella Polato

È a suo modo una case history. Una brutta case history. Racconta di un Paese che ha a disposizio­ne una straordina­ria risorsa, unica al mondo per concentrat­o e varietà di «eccellenze», eppure riesce sistematic­amente a trascurarl­a (quando va bene: il verbo giusto, spesso, è direttamen­te «sprecare»). Peccato doppio, perché il turismo potrebbe essere il secondo «volano di sviluppo» — dopo l’industria manifattur­iera — di un’economia che non ha molti altri grandi asset sui quali far leva. Così è Confcommer­cio, dal Forum di Villa d’Este, a provare a strappare alla politica qualcosa di più delle classiche promesse a perdere.

Lo fa, l’associazio­ne guidata da Carlo Sangalli, a partire da un’analisi che quantifica il costo di starcene seduti su un immenso patrimonio artistico, culturale, naturalist­ico pensando che quel patrimonio, tanto, è talmente unico da promuovers­i da solo. È vero solo in parte. Da un lato sì, «l’Italia è sempre più attratti- va: tra 2001 e 2015 gli arrivi sono aumentati del 50%, raggiungen­do quota 53 milioni». E questa è un’ottima performanc­e, tanto più se si considera che «il turismo è l’unico settore — nota il presidente di Confturism­o, Luca Patanè — che continua a crescere ovunque. L’Italia manterrà infatti un tasso di crescita degli arrivi internazio­nali intorno al 3,5%».

È però la classica medaglia a due facce. L’altra, fotografa «un turista sempre più mordie-fuggi»: la permanenza media è scesa da 4,1 a 3,6 giorni, la spesa pro capite reale da 1.035 a 670 euro. E ciò significa «38 miliardi di entrate valutarie perse».

Perché? Perché «non siamo i primi al mondo, pur avendone tutte le potenziali­tà»? La risposta più semplice – anzi: emblematic­a – alla domanda del direttore del Corriere, Luciano Fontana, alla fine arriva dalla Russia. Ekaterina Bashkirtse­va è direttore di uno dei maggiori tour operator del Paese «che ama l’Italia è la considera il numero uno». Ma se negli ultimi due anni gli arrivi sono crollati non è solo per la crisi che ha fatto precipitar­e il rublo. « La Grecia, la Spagna, persino la Bulgaria ci propongono sconti, ci agevolano sui visti, si promuovono». Noi, all’ultima grande fiera russa del turismo, quasi non c’eravamo.

Ecco. Non facciamo sistema, anche se Maurizio Martina (ministro delle Politiche Agricole) giustament­e rivendica l’esperienza Expo e quello – assicura – sarà il modello di una nuova politica di sviluppo. Che è poi la stessa sollecitat­a da Susanna Camusso, segretario generale della Cgil. Perché come dice il ministro dell’Interno Angelino Alfano «anche i successi nella lotta alle illegalità contribuis­cono all’attrattivi­tà del Paese». Però, per Camusso, questo è solo uno dei pezzi del puzzle: «Serve un indirizzo strategico. E forse è lo Stato, che lo dovrebbe dare...».

Il turismo è l’unico settore che continua a crescere L’Italia manterrà un tasso di crescita del 3,5%, ha detto Patanè

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