Solarino-Scarpati: portiamo Scola a teatro
La coppia debutta a Roma in «Una giornata particolare»: «È un azzardo confrontarci con Loren-Mastroianni»
Valeria Solarino e Giulio Scarpati nei panni di Sophia Loren e Marcello Mastroianni. Non è una responsabilità di poco conto. La scommessa è con Una giornata particolare il celebre film di Ettore Scola, adattato al palcoscenico dalla vedova Gigliola Fantoni. Lo spettacolo debutta in prima nazionale al Teatro Ambra Jovinelli Mai troppo amato dal pubblico, Luigi Cherubini (1760-1842) era tuttavia venerato da colleghi più giovani come Rossini o Beethoven. Il perché di ciò è racchiuso nella sua musica, così intrisa di dottrina — canoni, stretti, imitazioni — da non garantire soddisfazione immediata. Perciò non è banale riproporla come alla Scala faceva Riccardo Muti e ora, 15 anni dopo, torna a fare Riccardo Chailly (foto). Che nel suo ultimo concerto (replica stasera) mette in cantiere la non così rara Sinfonia pudore a parlare di lui che non c’è più: eravamo molto amici e sono addolorato che non possa vedere il risultato finale delle tante discussioni sullo spettacolo. A una cosa in particolare lui teneva: si preoccupava dell’adesione filologica al periodo storico in cui è ambientata la vicenda. Su questo non transigeva».
Il film (1977) è ambientato nella Roma mussoliniana e, in particolare, nella giornata del 6 maggio 1938, quando Hitler fece la sua trionfale visita nella capitale. In un palazzo popolare vivono Antonietta, casalinga schiavizzata da un marito fascista e maschilista e da uno stuolo di figli, e Gabriele, ex radiocronista dell’Eiar ora disoccupato. Lei ancora una bella donna, lui un bell’uomo omosessuale che, proprio per questo, è stato licenziato. Tra i due nasce un idillio di complicità e amore. «È l’incontro di due disperate solitudini — ragiona la Solarino —. Due persone rifiutate, discriminate per motivi diversi: lei come donna non è considerata ma ridotta a fare la serva di marito, figli e del regime; lui non è in re maggiore (ispirata nei tempi dispari, meno nel Larghetto) e la rarissima Ouverture da concerto in sol maggiore, che sorprende per invenzione e imprevedibilità. Il concerto è professionale. La Filarmonica scaligera è più disciplinata che negli ultimi tempi. Le rapide quartine dei violini arrivano uniformi: un dettaglio che fa la differenza. E in generale la reattività ritmica è quella che occorre nei territori dove il contrappunto spadroneggia. Nella seconda parte sembra di tornare a casa dopo il macho fascista ma un “diverso”, rifiutato dal regime e per questo vuole suicidarsi. Il loro casuale incontro, in quella giornata particolare, apre a entrambi una prospettiva diversa. Lei si innamora della dolcezza, l’eleganza, la cultura di lui: il primo uomo che l’ha rispettata, stimata in quanto donna. Lui prova per lei ciò che non aveva mai immaginato di poter provare. E tra i due scatta una forte attrazione».
Un’attrazione che sfocia in un rapporto d’amore. «Nel film la scena era più esplicita — riprende la Solarino — in palcoscenico è più simbolica: l’apice dell’incontro tra due esseri che hanno bisogno l’uno dell’altra. Non è un rapporto banalmente sessuale, non sono due corpi che si incontrano, In scena Valeria Solarino (36 anni) e Giulio Scarpati (60) in «Una giornata particolare», spettacolo tratto dal film di Ettore Scola ma due anime sconfitte che si fondono».
Superfluo sottolineare il legittimo timore dei due attori nel confrontarsi con due icone del cinema. «Un azzardo — conferma la Solarino — e non voglio pensare ai paragoni che il pubblico farà tra la Loren e me. Lei è una diva grandiosa con cui non posso misurarmi, ma il parallelo è inevitabile. La mia Antonietta è una donna disfatta e, per sottolineare la distanza dalla precedente, ho calcato sull’accento siciliano». Scarpati: «Il mio è un atto di devozione nei confronti di Scola e di Mastroianni. Però mi son fatto crescere i baffi, che il Gabriele cinematografico non ha: è il segno di un’identità maschile con cui il personaggio, per celare il suo orientamento sessuale, è costretto a fingere di essere uno “normale”». Conclude la Solarino ricordando Scola: «Quando gli fui presentata come la nuova Antonietta, mi squadrò bene, poi sentenziò: “Sì, sei giusta per il ruolo”. Peccato non possa vedermi recitare».