Corriere della Sera

Demare, turista non per caso A Sanremo beffa tutti i favoriti

Risorgimen­to francese grazie a una caduta. Nibali: «Non potevo fare di più»

- DAL NOSTRO INVIATO Paolo Tomaselli

Dall’ombra alla luce piena, in un attimo. È quasi un abbaglio. A 350 metri dal traguardo della Milano-Sanremo, sono in cinque che stanno andando a giocarsela: il norvegese Boasson Hagen, il belga Van Avermaet, il colombiano Gaviria, il campione del mondo Sagan e lo svizzero Cancellara. Quando il sole primaveril­e bacia all’improvviso la comitiva che viaggia oltre i 50 all’ora, Van Avermaet scarta verso destra in una semicurva e dietro di lui Gaviria non può fare a meno di toccarlo, volando a terra. Nel caos generale provocato dalla caduta, il francese Bouhanni, un altro dei favoriti, ha problemi con il cambio. E dall’ombra escono così quelli del piano B: con una rimonta straordina­ria negli ultimi 70 metri, il 23 enne Arnaud Demare doppia il belga Roelandts e vince davanti all’inglese Swift che ne segue la ruota.

È un podio del tutto inaspettat­o, ma Demare non è un turista per caso venuto a prendere la prima abbronzatu­ra stagionale: è stato campione del mondo Under 23 sul circuito molto veloce di Copenhagen 2011, quando tra i profession­isti vinse Mark Cavendish. Come in quel giorno di fine settembre, gli italiani arrivano in ordine sparso, con Vincenzo Nibali che prova ad attaccare sulla discesa del Poggio, ma viene risucchiat­o da un’andatura troppo veloce, 42,386 km/h di media: «Non si poteva fare di più». Il primo dei nostri è Filippo Pozzato, 8°, che è anche l’ultimo ad aver vinto a Sanremo nel 2006 e a 35 anni almeno si toglie la piccola soddisfazi­one di arrivare davanti a Colbrelli (9°) e Trentin (10°).

L’Italia non è più veloce da un pezzo, spesso i nostri corridori da classiche finiscono per fare i gregari più o meno di lusso, ma la Francia insegna che bisogna avere molta pazienza, perché il ciclismo è sempre più globalizza­to: nel giorno in cui Demare riporta a casa una vittoria che mancava addirittur­a dal 1995 con Jalabert, il ciclismo scopre ad esempio che la Colombia, Paese di nobili scalatori, ha prodotto un velocista che sembra un fenomeno. Già perché alla sua prima Sanremo, Fernando Gaviria, 21 anni, era al posto giusto nel momento giusto e aveva tutta l’aria di chi poteva conquistar­e una vittoria

L’Italia sta a guardare Ciclismo sempre più globalizza­to grazie al colombiano Gaviria. Pozzato, re 2006, è 8°

storica. «Ma la caduta è solo colpa mia» dice il colombiano. Mentre Demare, che ha rimesso la Francia sulla mappa che conta, dimostra che non tutte le cadute sono uguali. Una frana, con due feriti (uno grave), alle 11 di mattina aveva invaso l’Aurelia ad Arenzano, costringen­do i corridori a percorrere 9 chilometri in autostrada. Una scivolata degli avversari lo ha lanciato verso la vittoria. Ma anche il biondo francese era caduto ai piedi della Cipressa: «E pensavo che per me fosse finita. Ma ci sono giorni in cui tutto ti sorride: è una vittoria enorme, che mi ripaga degli interminab­ili allenament­i dietro allo scooter di mio padre e dei tanti momenti difficili». Dall’ombra della Piccardia al sole accecante della Riviera: basta un attimo per cambiarti la vita.

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