Corriere della Sera

Un criterio essenziale per chi ha il diabete

- E. M.

na dieta ad alto indice glicemico sembra favorire la comparsa di tumore al polmone: lo ha appena dimostrato uno studio dell’Anderson Cancer Center dell’università del Texas condotto su circa duemila pazienti e altrettant­i soggetti sani, secondo cui scegliere cibi che innalzano di più la glicemia comporta un aumento del rischio di cancro del 49% rispetto a chi opta per carboidrat­i a minor indice glicemico. Spiega Xifeng Wu, coordinatr­ice della ricerca : «Una di tipo 1 dopo i pasti. Per chi non è ancora diabetico ma è ad alto rischio di ammalarsi serve tenere sotto controllo soprattutt­o l’IG, come racconta Furio Brighenti del Dipartimen­to di Scienze degli Alimenti dell’Università di Parma: «Una dieta a basso IG, che non significa povera di carboidrat­i, diminuisce il pericolo di diabete di tipo 2, in particolar modo nelle donne: esiste ormai un’enorme mole di dati a dimostrarl­o e la riduzione del rischio è del 40%, perfino di più di quella possibile incrementa­ndo sempliceme­nte il consumo di fibre».

Lo conferma anche un recente studio sulle donne in gravidanza, secondo cui esagerare con il consumo di patate, un alimento ad alto IG, aumenta la probabilit­à di diabete gestaziona­le: indipenden­temente dalla modalità di cottura mangiandol­e oltre cinque volte a settimana, quindi quasi tutti i giorni, il rischio di ammalarsi incrementa del 50% rispetto a quello di chi le porta in tavola una o due volte al Un diabetico non può reagire a un incremento eccessivo di glicemia dopo il pasto aumentando subito l’insulina come fanno i sani, per questo scegliere cibi a basso IG è importante e ha un impatto immediato sulla gestione della malattia massimo. Tenere d’occhio l’indice glicemico, infine, è fondamenta­le per chi è ad altissimo rischio di diabete di tipo 2 come i tanti che hanno un’alterata glicemia a digiuno o una ridotta tolleranza al glucosio, ovvero per chi si trova in una condizione di pre-diabete: secondo alcune stime è un problema che riguarda metà degli over 65 e che si trasforma in malattia conclamata in un caso su tre nell’arco di cinque anni.

Un’indagine appena pubblicata sul Journal of the American Board of Family Medicine ha dimostrato che si tratta di una condizione trascurata, poco diagnostic­ata e affrontata in appena il 23% dei casi con modifiche dello stile di vita, in primis un cambiament­o dell’alimentazi­one. «Invece scegliere cibi a basso IG è molto d’aiuto in questi soggetti. Una modifica dello stile di vita nel pre-diabete riduce di circa il 60% il pericolo di ammalarsi», conclude Giacco. Alle domande dei lettori su nutrizione e su diabete agli indirizzi

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