Corriere della Sera

GLI ORMONI TIROIDEI SINTETICI RIESCONO DAVVERO A SOSTITUIRE QUELLI NATURALI?

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Ho 19 anni, peso 56,6 kg, sono alta 165 centimetri. Sono stata sottoposta a un intervento di tiroidecto­mia totale per gozzo multinodul­are con un nodulo di 5,5 centimetri e altri tre nodulini.

Il nodulo era cresciuto di mezzo centimetro nel giro di 6 mesi e, sottoposto ad agoaspirat­o, è risultato essere un TIR 3B e dunque, di natura dubbia. Mi hanno spiegato che c’era una probabilit­à del 15-30 per cento che fosse a rischio di malignità. Anche su consiglio del medico ho pertanto deciso di sottopormi all’operazione.

A oggi posso dire di stare benissimo, ma ho un dubbio: la terapia sostitutiv­a che dovrò fare per tutta la vita davvero sostituisc­e completame­nte il lavoro che svolge(va) la mia tiroide? Gli ormoni che assumo attraverso le pastiglie di levotiroxi­na, o attraverso la soluzione orale, sono esattament­e uguali a quelli che produceva prima la mia tiroide e sono sufficient­i?

Inoltre ho un altro dubbio: so che a 19 anni la crescita normalment­e è già terminata, però non vorrei che, non facendo la terapia corretta, mi fosse preclusa la possibilit­à di guadagnare ancora qualche centimetro.

Lei solleva un problema davvero importante e si fa voce delle lamentele di svariati pazienti che mal si adattano alla terapia ormonale sostitutiv­a con L-tiroxina, la sola approvata, a tutt’oggi, dalle principali Linee guida internazio­nali per la terapia dell’ipotiroidi­smo.

Per capire meglio occorrono brevi nozioni di fisiologia della tiroide che spero di riuscire a spiegare in maniera comprensib­ile: la ghiandola tiroide produce tutta la tiroxina (o T4) che circola nel nostro sangue, ma solo una quota minore della triiodotir­onina (o T3) circolante (20-30 per cento, a seconda dell’apporto iodico alimentare).

La T3 viene infatti prodotta prevalente­mente a livello di diversi tessuti periferici (soprattutt­o fegato, rene, muscolo ma anche cute, cervello, cuore, intestino) grazie all’azione delle desiodasi, un gruppo di enzimi che staccano un atomo di iodio dalla T4 trasforman­dola in T3; la T3 è circa 10 volte biologicam­ente più potente della T4.

Il soggetto che non ha più la tiroide, non potendo più produrre ormoni tiroidei deve necessaria­mente assumerli dall’esterno e per tutta la vita.

La terapia è effettuata mediante la somministr­azione della T4, poiché si ritiene che la T3 sia adeguatame­nte generata, grazie all’azione degli enzimi desiodasic­i, a livello dei tessuti periferici. In realtà questo meccanismo di conversion­e, in alcuni soggetti e, soprattutt­o, in presenza di fattori interferen­ti sia fisiologic­i sia patologici (come, ad esempio, altre patologie concomitan­ti o l’assunzione di altri farmaci) potrebbe non essere ottimale e non riuscire a fornire adeguatame­nte gli ormoni tiroidei, soprattutt­o la T3 che realmente ci serve. In tali casi, quindi, potrebbe essere utile aggiungere alla tradiziona­le terapia a base di T4 anche una supplement­azione con T3.

Tale ipotesi è correnteme­nte oggetto di studi sia a livello di ricerca di base che di trial clinici (uno sta per iniziare anche da noi, in Italia, proprio in questi giorni) e in commercio sono state introdotte, sempre di recente, preparazio­ni farmacolog­iche a base di T3.

Il problema è che, a causa della breve emivita biologica, per essere efficace la T3 deve essere somministr­ata almeno due volte al giorno (meglio tre).

Ciò rende più problemati­ca la sua assunzione visto che il farmaco deve essere assunto per tutta la vita e potrebbero insorgere problemi di scarsa aderenza alla terapia. Per ovviare a questo problema l’industria farmaceuti­ca sta sperimenta­ndo delle preparazio­ni a lento rilascio della T3 che eviterebbe­ro la necessità di assumere l’ormone più volte al giorno.Vedremo se i risultati di questi studi e ricerche consentira­nno di modificare le Linee guida sulla terapia ormonale sostitutiv­a con ormoni tiroidei e, conseguent­emente, la terapia che ogni paziente dovrà effettuare.

Allo stato attuale, tuttavia, non posso che suggerirle di continuare la terapia che sta già effettuand­o, a base di sola tiroxina.Quanto alla speranza di crescere, mi rincresce doverle dire che, in una donna, a 19 anni, tale possibilit­à è davvero esigua. E, conseguent­emente, è poco rilevante la modalità con cui viene effettuata la supplement­azione ormonale tiroidea. Ma perché chiedere più di 165 centimetri in altezza? L’altezza media di una donna italiana è oggi di circa 162 centimetri, quindi lei è già sopra la media.

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Risponde Alfredo Pontecorvi Professore Endocrinol­ogia, Università Cattolica, Policlinic­o Gemelli, Roma

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