Corriere della Sera

La caccia ad Abrini il soldato dell’Isis che guidava l’auto con a bordo i kamikaze

- DAL NOSTRO INVIATO M. Ima.

BRUXELLES Salah Abdeslam è un carpentier­e e non un capomastro. Gli investigat­ori sono convinti che la sua presenza sia un filo che cuce ogni tassello della strage di venerdì 13. Ma il suo è un ruolo da gregario.

Anche per questo la cattura non è la fine, tutt’altro. All’appello mancano ancora due soggetti considerat­i potenzialm­ente più interessan­ti. Salvo prova contraria, Abdeslam non è mai stato in Siria, quindi non potrà portare in dote il racconto della genesi degli attentati. Il suo amico Mohamed Abrini invece avrebbe da raccontare qualcosa in tal senso. Nel giugno del 2015 riappare in Turchia dopo una scomparsa durata un anno. A rendere certezza il sospetto che sia reduce da Aleppo e dintorni è la notizia della morte del fratello Souleymain­e. Era diventato un soldato dell’Isis. Cade in combattime­nto alla fine del 2014.

Abrini torna nella sua Molenbeek, dove gestiva una panineria. A modo suo, date le tre condanne per violenza ed estorsione che secondo le voci di quartiere gli sono comunque valse un gruzzolo di duecentomi­la euro. Sappiamo che il 10 novembre, tre giorni prima degli attentati, si trovava con Salah Abdeslam a bordo

della Clio nera poi usata per portare i kamikaze allo Stade de France. Affitta con lui un covo nella banlieue parigina, ad Alfortvill­e, che sarà usato da tutto il commando. Il 12 guida una delle tre auto che porta i terroristi a Parigi. La sera della strage si trova a Bruxelles. La famiglia lo aspetta per la firma sul contratto di acquisto di un appartamen­to dove doveva andare a vivere con la futura sposa. Le nozze sono annunciate per la settimana seguente. Invece Abrini sparisce.

Come farà anche Soufiane Kayal, titolare di una falsa carta di identità che viene controllat­a alla frontiera austro-ungherese lo scorso 9 settembre. Quel giorno, sta guidando una Mercedes. Al suo fianco Salah Abdeslam. Dietro, Mohamed Belkaid, il terrorista ucciso durante la perquisizi­one nel sobborgo di Forest. La sera degli

attentati, lui e Belkaid gestiscono i contatti telefonici con i membri del commando a Parigi. Quelli del Bataclan spediscono un messaggio da un telefonino intestato a Salah Abdeslam. «Si comincia».

Tre giorni dopo, Kayal effettua in una agenzia Wetser

Union di Molenbeek un versamento di 750 euro a favore di Hana Ait Boulhacen, la cugina di Abdellhami­d Abbaoud, mente degli attentati e amico di infanzia di Salah. E poi scompare nel nulla.

L’altro ricercato Anche Soufiane Kayal, dopo un trasferime­nto di denaro sospetto, è sparito nel nulla

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