Corriere della Sera

Governo a Tripoli Missione italiana

La diplomazia italiana, assieme agli alleati, lavora per insediare il premier Serraj forse già oggi Il passo successivo sarebbe una risoluzion­e Onu che apra la strada a una missione internazio­nale

- Di Marco Galluzzo

La diplomazia italiana, insieme agli alleati, sta lavorando per riuscire ad insediare, già oggi, il premier Serraj. Poi il via alla missione Onu.

Seguita da vicino da Palazzo Chigi, condivisa con gli alleati, da Mosca a Washington, coordinata dal generale italiano Paolo Serra, consiglier­e militare di Martin Kobler, rappresent­ante speciale Onu per la crisi in Libia, è in corso un’operazione per far insediare il nucleo del nuovo governo di unità nazionale libico, presieduto dal primo ministro designato Faiez Serraj, a Tripoli.

Due giorni fa, quattro membri del Consiglio presidenzi­ale, in tutto costituito da 7 persone, sarebbero arrivati a Tripoli per preparare l’arrivo di Serraj. Si tratta dei quattro vice primi ministri: Ahmed Maetig, Fathi Majberi, Abdelsalam Kajman e Mohamed Ammari. L’arrivo di Serraj, in un primo tempo programmat­o via mare, dovrebbe avvenire nelle prossime ore, forse all’alba di oggi, via aerea, da Tunisi.

Quella dell’insediamen­to del gabinetto del nuovo governo,

Preparativ­i Da due giorni, quattro membri del Consiglio presidenzi­ale sarebbero già a Tripoli

al quale il rappresent­ante delle Nazioni Unite ha lavorato negli ultimi mesi, è un’operazione tanto delicata quanto contrastat­a sul campo. Vi si oppongono parti del governo di Tobruk, così come larga parte del governo di Tripoli, ma evidenteme­nte il passar del tempo ha consigliat­o alla diplomazia internazio­nale un’accelerazi­one, in base agli accordi raggiunti dalle parti in Marocco e in base a un documento di approvazio­ne del nuovo governo firmato da 101 parlamenta­ri di Tobruk.

Nella giornata di oggi si saprà se realmente Serraj è riuscito ad arrivare a Tripoli, e a insediarsi all’interno di una base navale alle porte della città. Di certo sarebbero i primi frutti concreti di un negoziato per la formazione di un governo di unità nazionale, sotto l’egida dell’Onu, che va avanti ormai da due anni.

Il prossimo passo, come hanno riconosciu­to insieme Paolo Gentiloni, il nostro ministro degli Esteri e il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, pochi giorni fa a Mosca, è quello di approvare un nuova risoluzion­e dell’Onu che riconosca quello di Serraj come unico governo e gli dia dunque la legittimit­à per richiedere l’intervento di una missione internazio­nale di supporto alla ricostruzi­one del Paese e all’addestrame­nto di un esercito unitario.

L’operazione in corso deve fronteggia­re diversi ostacoli: il capo del governo non riconosciu­to di Tripoli, Khalifa Ghwell, dopo le indiscrezi­oni sull’arrivo dei quattro vicepremie­r designati, ha dichiarato lo stato di emergenza e allertato le brigate che a lui rispondono, minacciand­o che un’operazione di questo tipo non avrebbe altri effetti che «aggiungere caos nel nostro Paese».

L’indiscrezi­one sull’arrivo dei quattro vicepremie­r, mai confermato e che avrebbe anticipato quello di Serraj, sembra sia stato un modo di saggiare la reazione e la reale forza di contrasto di Ghwell, che nei giorni scorsi ha impedito a Kobler di fare un visita a Tripoli, ufficialme­nte perché « il protocollo della visita non era stato inviato». Insomma l’accelerazi­one della comunità internazio­nale, e la decisione di procedere con l’arrivo di Serraj, sembra sia stata preceduta da un’attenta verifica delle forze in campo e dei rischi logistici di un passo di questo tipo. Fonti interpella­te dal Corriere ritengono che ormai il consenso, anche militare, di Serraj, sia in grado di proteggere i primi passi del Consiglio presidenzi­ale.

Serraj nei giorni scorsi ha

La reazione Il capo del governo non riconosciu­to ha subito dichiarato lo «stato di emergenza»

dichiarato che sarebbe arrivato a Tripoli dopo la messa a punto di un piano di sicurezza concordato con la polizia locale e i diversi gruppi militari che controllan­o la città. Sembra che questo piano sia stato definito e approvato nonostante la situazione rimanga molto confusa: appena due giorni fa il capo della polizia diplomatic­a di Tripoli, Faraj Swaihili, sarebbe uscito illeso da un tentativo di assassinio da parte di non precisate forze armate.

Nelle ultime ore gli scontri armati fra diverse brigate militari si sono accentuati e non è chiaro se la tendenza sia da mettere in relazione con gli sviluppi politici e l’imminente arrivo di Serraj.

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