Corriere della Sera

Prima apertura dalle milizie Esecutivo locale contrario Il rischio dello scontro armato

- di Lorenzo Cremonesi

Sono giorni difficili per la Libia, frazionata più che mai e minacciata dalla crescita delle milizie di Isis. Fonti giornalist­iche da Tripoli e Misurata confermano l’arrivo da Tunisi di quattro o cinque membri del Consiglio Presidenzi­ale, il gabinetto ombra di unità nazionale creato grazie alle pressioni della comunità internazio­nale sotto la guida delle Nazioni Unite, ma duramente criticato sino ad ora da elementi importanti dei due governi rivali in cui è diviso il Paese tra Tripoli e Tobruk.

Secondo il sito in lingua inglese Libya Herald, quattro degli arrivati sarebbero i vice premier designati Ahmed Maetig, Fathi Majberi e Abdelsalam Kajman, oltre a Mohamed Ammari, ministro per gli Affari Speciali. «La loro missione è preparare l’arrivo nei prossimi giorni del premier Faiez Serraj», riporta il sito. Non è la prima volta che notizie del genere sono circolate nella capitale libica, salvo poi venire smentite dai fatti.

Tuttavia, la novità sarebbe adesso la scelta di almeno otto o nove importanti milizie di Tripoli e Misurata di sostenere il gabinetto Serraj, nonostante la netta opposizion­e del governo di Tripoli. Qui il premier Khalifa Ghwell ha addirittur­a annunciato lo stato di emergenza interna e chiesto alle milizie fedeli di intensific­are controlli e posti di blocco al perimetro urbano e attorno ai maggiori edifici pubblici.

« Noi restiamo assolutame­nte contrari al gabinetto farsa di Serraj, un’entità artificial­e creata all’estero da agenti stranieri senza alcuna legittimit­à da parte della popolazion­e libica. Se i membri di quell’entità intendono venire nel loro Paese come individui saranno ben accolti alla pari di qualsiasi cittadino libico. Ma non riconoscia­mo loro alcun ruolo politico. Una settimana fa l’inviato speciale dell’Onu, il diplomatic­o tedesco Martin Kobler, aveva espresso l’intenzione di effettuare una visita a Tripoli. Non so se fosse riferita alle mosse di Serraj. Quando gli abbiamo chiesto l’agenda dei colloqui questa non ci è stata fornita, così la visita è stata cancellata», ci ha detto per telefono ieri sera dalla capitale libica il ministro degli Esteri locale, Ali Abuzaakouk.

Ancora non è chiaro quanto le milizie, che mostrerebb­ero la disponibil­ità a cooperare con Serraj, siano però disposte allo scontro frontale con i suoi oppositori. Pare che tra le più determinat­e siano quelle di Al-Hlbous, forte sulla piazza di Misurata, oltre a quella di Gaswour e la Rada, nota per l’attività di intelligen­ce e l’impegno nella lotta contro Isis. «La situazione a Tripoli è molto tesa. Se non si arriva a un compromess­o politico interno lo scontro potrebbe diventare violento, una sorta di mini guerra civile», sostengono ancora fonti giornalist­iche locali.

Nessuna novità giunge nel frattempo da Tobruk, dove il parlamento locale resta profondame­nte diviso nei riguardi del governo Serraj. Più volte le riunioni indette qui per esprimere un voto di preferenza si sono sciolte negli ultimi mesi a causa della mancanza del quorum necessario. Voci non confermate ipotizzano che Kobler potrebbe effettuare lunedì una rapida visita a Tripoli per cercare un accordo. Ma l’instabilit­à della situazione potrebbe mettere a rischio la sua sicurezza personale tanto da costringer­lo a rinviare il viaggio.

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