Prima apertura dalle milizie Esecutivo locale contrario Il rischio dello scontro armato
Sono giorni difficili per la Libia, frazionata più che mai e minacciata dalla crescita delle milizie di Isis. Fonti giornalistiche da Tripoli e Misurata confermano l’arrivo da Tunisi di quattro o cinque membri del Consiglio Presidenziale, il gabinetto ombra di unità nazionale creato grazie alle pressioni della comunità internazionale sotto la guida delle Nazioni Unite, ma duramente criticato sino ad ora da elementi importanti dei due governi rivali in cui è diviso il Paese tra Tripoli e Tobruk.
Secondo il sito in lingua inglese Libya Herald, quattro degli arrivati sarebbero i vice premier designati Ahmed Maetig, Fathi Majberi e Abdelsalam Kajman, oltre a Mohamed Ammari, ministro per gli Affari Speciali. «La loro missione è preparare l’arrivo nei prossimi giorni del premier Faiez Serraj», riporta il sito. Non è la prima volta che notizie del genere sono circolate nella capitale libica, salvo poi venire smentite dai fatti.
Tuttavia, la novità sarebbe adesso la scelta di almeno otto o nove importanti milizie di Tripoli e Misurata di sostenere il gabinetto Serraj, nonostante la netta opposizione del governo di Tripoli. Qui il premier Khalifa Ghwell ha addirittura annunciato lo stato di emergenza interna e chiesto alle milizie fedeli di intensificare controlli e posti di blocco al perimetro urbano e attorno ai maggiori edifici pubblici.
« Noi restiamo assolutamente contrari al gabinetto farsa di Serraj, un’entità artificiale creata all’estero da agenti stranieri senza alcuna legittimità da parte della popolazione libica. Se i membri di quell’entità intendono venire nel loro Paese come individui saranno ben accolti alla pari di qualsiasi cittadino libico. Ma non riconosciamo loro alcun ruolo politico. Una settimana fa l’inviato speciale dell’Onu, il diplomatico tedesco Martin Kobler, aveva espresso l’intenzione di effettuare una visita a Tripoli. Non so se fosse riferita alle mosse di Serraj. Quando gli abbiamo chiesto l’agenda dei colloqui questa non ci è stata fornita, così la visita è stata cancellata», ci ha detto per telefono ieri sera dalla capitale libica il ministro degli Esteri locale, Ali Abuzaakouk.
Ancora non è chiaro quanto le milizie, che mostrerebbero la disponibilità a cooperare con Serraj, siano però disposte allo scontro frontale con i suoi oppositori. Pare che tra le più determinate siano quelle di Al-Hlbous, forte sulla piazza di Misurata, oltre a quella di Gaswour e la Rada, nota per l’attività di intelligence e l’impegno nella lotta contro Isis. «La situazione a Tripoli è molto tesa. Se non si arriva a un compromesso politico interno lo scontro potrebbe diventare violento, una sorta di mini guerra civile», sostengono ancora fonti giornalistiche locali.
Nessuna novità giunge nel frattempo da Tobruk, dove il parlamento locale resta profondamente diviso nei riguardi del governo Serraj. Più volte le riunioni indette qui per esprimere un voto di preferenza si sono sciolte negli ultimi mesi a causa della mancanza del quorum necessario. Voci non confermate ipotizzano che Kobler potrebbe effettuare lunedì una rapida visita a Tripoli per cercare un accordo. Ma l’instabilità della situazione potrebbe mettere a rischio la sua sicurezza personale tanto da costringerlo a rinviare il viaggio.