Corriere della Sera

Il premier: nuova Rai, consulto i cittadini

Presto un questionar­io sul sito di Palazzo Chigi. «Da maggio niente spot sui canali Yo Yo, Storia e Rai5»

- Giovanna Cavalli

Dal primo maggio sparirà la pubblicità da Rai YoYo, Rai5 e Rai Storia. Lo aveva promesso mesi fa l’ad Antonio Campo Dall’Orto, lo conferma per lui il premier Matteo Renzi che, nella rubrica di posta settimanal­e pubblicata sul suo sito internet — un’edizione pasquale della e-news dedicata quasi tutta alla tv pubblica — annuncia la novità mettendoci anche la data: «È una cosa piccolissi­ma, mi rendo conto, però ci tenevo a condivider­la, da padre prima ancora che da presidente del Consiglio».

E spiega: «Ho un piccolo conto aperto con la Rai. No, non vi spaventate, non mi riferisco ai talk-show. Peraltro avrete notato che partecipo sempre meno, mentre i miei oppositori talvolta sembrano vivere negli studi televisivi, buon per loro, se si divertono. Quello che devo confessarv­i è che una delle mie prime iniziative da giovane studente universita­rio fu quella di chiedere, insieme a un gruppo di amici, di togliere gli spot dai programmi per i bambini. Eravamo ingenui e forse illusi, infatti non ci filò nessuno, nemmeno per sbaglio».

Adesso invece è cosa fatta. Chiaro che, con i circa 300 milioni in più in cassa grazie al canone in bolletta, è più indolore rinunciare agli introiti degli spot tra cultura e cartoni animati (a Rai Gulp restano). Operazione perfetta dal punto di vista dell’immagine, «purificand­o» aree sensibili, ma di moderato impatto economico: si tratta di rinunciare a 20, massimo 30 milioni.

In vista del rinnovo della concession­e, che scade il 6 maggio, dal mese prossimo verrà avviata un’ampia consultazi­one pubblica che nella prima fase (il 12 aprile) coinvolger­à una sessantina di associazio­ni. «Mi piacerebbe che ne parlassero tutti», annota Renzi. «Perché la Rai non è del governo, non è del Parlamento, non è del ministro, ma è delle italiane e degli italiani. Ho chiesto agli uffici competenti di aprire un dialogo in tutte le forme». Niente referendum, ma un questionar­io pubblicato online sul sito del governo per raccoglier­e le opinioni dei cittadini sul ruolo e i contenuti che chiedono al servizio pubblico. «Che tipo di missione informativ­a? Quale rilancio culturale? Quali idee per i nostri figli?»»

Nella e-news resta spazio anche per la questione Bagnoli: «Un’autentica vergogna nazionale», accusa il premier. «Ci hanno fatto perdere tempo ma ora che abbiamo vinto contro l’amministra­zione de Magistris, possiamo finalmente partire, con o senza il Comune».

Ai talk show partecipo sempre meno, mentre i miei oppositori sembrano viverci

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