Corriere della Sera

CON UN RITORNO ALLA MODERNITÀ SI INCLUDONO LE COMUNITÀ ISLAMICHE

- di Roberto Mordacci

Prospettiv­e diverse Occorre distinguer­e fra chi è stato affascinat­o dalla civiltà occidental­e, e chi vuole distrugger­la Valori condivisi Oggi sono necessari pensieri solidi, capaci di fare distinzion­i chiare fra giusto e ingiusto

C aro direttore, nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Zygmunt Bauman richiamava la necessità della coesione sociale per fronteggia­re il terrorismo. Se vengono meno la comunicazi­one trans-culturale e l’interazion­e fra le etnie e le religioni, dice Bauman, si rendono impossibil­i anche l’inclusione sociale e l’integrazio­ne, che sono «le prime armi dell’Occidente nella lotta contro il terrorismo». La percezione di essere emarginati in quanto «altri» dalla cultura europea è una delle cause, come ha documentat­o Olivier Roy, della «islamizzaz­ione del radicalism­o», cioè della fuga nel fondamenta­lismo di giovani sfiduciati per la mancanza di prospettiv­e.

L’analisi di Bauman coglie un punto, ma non lo porta fino in fondo. Quali sono i presuppost­i reali dell’inclusione sociale? Certo non lo sono né la chiusura delle frontiere, quando è ormai chiaro che i fondamenta­listi sono cresciuti entro i nostri confini, né quel colpevolis­mo che attribuisc­e solo all’Occidente la responsabi­lità per le contraddiz­ioni economiche e i secolari contrasti religiosi che affliggono i Paesi islamici.

Occorre invece saper distinguer­e nettamente fra chi è stato affascinat­o dalla civiltà occidental­e, trovandovi accoglienz­a e opportunit­à di vita, e

chi invece vuole distrugger­la. L’inclusione sociale è possibile solo sulla base di un solido patto civile, che ogni cittadino europeo e ogni immigrato deve adottare come il confine interno della propria identità: non si tratta di far propri i «valori europei», che sono tutt’altro che omogenei da Helsinki ad Atene, ma di aderire al patto politico che sostiene le istituzion­i entro le quali identità così profondame­nte diverse possono e devono convivere.

Le protagonis­te di questo patto politico sono le comunità sociali. Per questo, la strategia più efficace contro il terrorismo è il coinvolgim­ento attivo delle comunità islamiche europee. Sono anzitutto queste ultime ad avere la responsabi­lità di arginare e isolare le frange radicali, contrarie a ogni logica civile, che si mescolano agli autentici cittadini europei di fede islamica.

Bauman, da teorico del postmodern­o, non crede che una base culturalme­nte forte sia possibile. Una società «liquida», indebolita nel pensiero, non è in grado per definizion­e di contenere le tensioni sociali e politiche del nuovo millennio.

Ma non siamo più nel postmodern­o. Siamo in una nuova e complicata modernità, nella quale sono necessari pensieri solidi, capaci di fare distinzion­i chiare fra civile e incivile, fra accettabil­e e inaccettab­ile, fra giusto e ingiusto. Fu la cultura europea la prima a tracciare queste distinzion­i nella storia. Come già in passato, questa cultura include cittadini di fede islamica. È anche a essi che spetta di riaffermar­le.

Preside della Facoltà di Filosofia dell’Università VitaSalute San Raffaele di Milano

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