Corriere della Sera

COSÌ VARIA DA PARIGI A BRUXELLES LA NOSTRA EMPATIA PER LE VITTIME

- Federico Fubini

Come il terrorismo colpisca le emozioni e la ragione di chi osserva è sempre stato difficile da misurare. Oggi però un po’ meno, se si cerca di leggere la scia di dati digitali che ogni attacco lascia dietro di sé. Dal 13 novembre, quando l’Isis ha colpito Parigi, si contano nel mondo diciassett­e agguati orchestrat­i o ispirati dall’Isis e almeno tre di (apparente) matrice curda. Dopo Parigi e fino a Bruxelles sono morti per mano dei fanatici legati al Califfato o agli estremisti curdi altri 139 civili, fuori dalle zone di conflitto come la Siria o l’Iraq. Né dev’essere un caso se negli ultimi mesi la Turchia, il Paese da cui l’Europa dipende per controllar­e l’afflusso dei profughi, ha pagato il prezzo più alto: 12 morti a Istanbul e 6 a Dyarbakir in gennaio, 28 morti in febbraio e altri 37 questo mese ad Ankara. Sempre in marzo l’Isis ha colpito due volte in Yemen, dove 26 persone hanno perso la vita subito prima della strage di Bruxelles.

Non lo si direbbe, a giudicare dalle ricerche elettronic­he sul motore di Google effettuate dall’Italia. Le oscillazio­ni della curiosità nel Paese sono state vertiginos­e. La parola «Isis» è stata digitata il numero maggiore di volte in novembre scorso, il mese dell’ultimo attacco a Parigi. Già a febbraio la tendenza si inverte e quella sigla è stata cercata su Google con una frequenza pari a un decimo rispetto a tre mesi prima; e persino a marzo, incluse le stragi di Bruxelles, non si va oltre il 17% del picco di novembre. L’andamento è simile con la parola «terrorismo»: dopo Bruxelles è stata cercata con una frequenza pari ad appena un quarto di quella dei giorni degli attentati di Parigi quattro mesi fa, e di circa metà rispetto al momento dell’assalto a Charlie Hebdo nel gennaio 2015. Quando l’Isis e i curdi colpivano la Turchia, a una distanza da Roma non superiore a quella che separa la capitale italiana da Bruxelles, l’attenzione su Google era di meno di un decimo.

Da gennaio scorso l’Isis ha provocato più di mille morti (fuori da Siria e Iraq), ma gli italiani sentono alcuni di loro molto più vicini. Non è strano. L’identifica­zione con le vittime non è sempre uguale; la minaccia percepita neppure. Parigi ha segnato l’apice. In proporzion­e Bruxelles coincide con un’apparente caduta di attenzione, e poco importa che molti italiani vivano in quella città e molto del futuro del Paese ne dipenda. Ma non è stato niente a confronto con il sangue versato a Istanbul o Ankara nelle ultime settimane: Google, visto dall’Italia, quasi non se n’è accorto.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy