Corriere della Sera

PopVicenza, l’astensione salva gli ex vertici

Zanetti: «Folle non votare l’azione di responsabi­lità». Iorio difende il maxi bonus: ho assunto dei rischi

- DAL NOSTRO INVIATO Mario Gerevini mgerevini@corriere.it

Passa il bilancio; stoppata dalle astensioni l’azione di responsabi­lità; ripetute critiche dei soci alle retribuzio­ni e ai maxi bonus dei vertici, vecchi e nuovi. È il succo dell’assemblea della Banca Popolare di Vicenza che ieri ha riconvocat­o i soci a distanza di sole tre settimane dall’approvazio­ne del piano di salvataggi­o con aumento di capitale da 1,5 miliardi, trasformaz­ione in spa e quotazione in Borsa. Restava da deliberare, appunto, il bilancio del 2015, quello che svalutazio­ni e accantonam­enti hanno mandato in rosso per 1,4 miliardi. E qui nessuna sorpresa: via libera dal 90% del capitale presente (il 10% circa del totale).

Una mezza sorpresa, invece, anche perché non prevista dall’ordine del giorno, è stata la votazione sull’azione di responsabi­lità, chiesta a gran voce da decine di piccoli soci e in particolar­e dall’avvocato Renato Bertelle. La sintesi è stata fatta dal presidente della banca, Stefano Dolcetta Capuzzo, mister Fiamm, nominato lo scorso novembre, in un testo portato al voto. L’autorizzaz­ione ad agire contro amministra­tori, direttori e sindaci «in carica al momento in cui sono stati realizzati eventuali fatti illeciti riflessi nel bilancio» 2015 non ha raggiunto la maggioranz­a assoluta: favorevole il 38%, contrario il 18,6% e astenuto un decisivo 43,3% di chi, salomonica­mente, ha deciso di non schierarsi. «Sono esterrefat­to - ha dichiarato il viceminist­ro dell’Economia Enrico Zanetti, veneto -, è stato folle non votare a favore di un’azione di responsabi­lità contro i precedenti vertici». Il problema è che una buona parte dei precedenti amministra­tori è tuttora al vertice. «Il drago c’è ancora, non si vergogna e va avanti», ha detto l’avvocato Bertelle mentre Franco Conte del Codacons veneto ha messo sotto accusa la «cinica e glaciale cupola» che ancora governa la banca.

L’amministra­tore delegato Francesco Iorio, assunto da giugno 2015, guarda avanti. «Ai primi di aprile sarà definita la forchetta di prezzo», ha spiegato. In effetti il prezzo dell’azione è oggi un’incognita. Bisogna che parta l’iter dell’aumento da 1,5 miliardi intorno al quale c’è il cordone sanitario della garanzia Unicredit. «Credo che Unicredit terrà fede a quanto concordato», ha replicato il manager alle ipotesi circolate su un possibile parziale disimpegno della banca. Iorio ha anche difeso il suo bonus (1,8 milioni di una tantum all’ingresso) ricordando, tra l’altro, di aver lasciato la quarta banca del Paese (Ubi) dove non ha potuto incassare i premi e di aver accettato una sfida stimolante ma anche rischiosa. Intanto la banca mostra «una gestione ordinaria sorprenden­temente positiva con margini di interesse superiori a molte banche presenti sul territorio».

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