«Io e mio fratello Paolo Poli uniti anche dagli sberleffi»
Lucia: il suo epitaffio potrebbe essere «scusate se faccio polvere»
«Il suo epitaffio? Parafrasando Dorothy Parker, potrebbe essere “scusate se faccio polvere”». Chiosa così Lucia Poli la scomparsa dell’amato fratello Paolo, rendendo omaggio all’ironia che lo ha sempre contraddistinto.
« Un’ironia incontenibile che ha accompagnato la sua vita e la sua carriera d’attore. Un’ironia però che lascia il segno, mai bonaria ma caustica, quella di un Oscar Wilde, per intenderci, che a volte rasentava un cinismo surreale».
Fino alla fine?
«Purtroppo l’ultimo mese e mezzo, da quando il 18 febbraio è stato colpito da ischemia cerebrale, è stato dolorosissimo. Era paralizzato, afasico. Un periodo di sofferenza per lui e per me che gli ero vicina tutti i giorni. In questo momento,
Lucia Poli (75 anni) è attrice, regista e autrice teatrale: tra i suoi spettacoli più noti «Liquidi» e «Per Dorothy Parker» (foto). Ha lavorato anche per il cinema e la tv un po’ le gambe” e io gli rispondevo, prendendolo in giro anche stupita delle sue lamentele: Paolo ma che pretendi! È artrosi... ce l’ho pure io! Tu hai 86 anni e vuoi correre?».
Lui tuttavia conviveva bene con la vecchiaia.
«Certo, perché la viveva in palcoscenico in una continua ginnastica fisica e mentale, dimenticando gli acciacchi dell’età».
A gennaio ha inaugurato la riapertura del Teatro Niccolini di Firenze.
«Era felicissimo, perché al Niccolini era molto legato, era stato la sua casa per tanto tempo e poi, a noi fiorentini, piace molto lavorare nella nostra città. Ma in quell’occasione non aveva fatto un vero e proprio spettacolo, piuttosto una chiacchierata col pubblico, un’affabulazione di ricordi, aneddoti... Una sorta di résumé».
Lei, Lucia, ha perso un fratello e un compagno di scena.
«Ne sono stata anche allieva: avevamo undici anni di differenza. Io ero bambina e lui era già grande: mi raccontava i film e gli spettacoli che andava a vedere».
Per esempio?
«Ricordo di aver conosciuto Amleto attraverso la sua descrizione di una messinscena cui aveva assistito non ricordo dove e con chi. Ma ricordo che mi raccontò un Amleto tragicomico e non drammatico com’è nella realtà del testo shakespeariano. Paolo era fatto così, interpretava non solo i suoi personaggi, ma anche
quelli degli altri».
Vi divertivate a recitare insieme?
« Sì tanto, anche perché amavamo gli stessi autori, come per esempio Palazzeschi. Poi ci somigliavamo anche fisicamente, un’identità quasi imbarazzante che ci ha unito profondamente. E quando nacque mio figlio, Paolo era fuori di sé dalla gioia di portar- Insieme Paolo Poli (1929-2016) con la sorella Lucia (75 anni) durante uno spettacolo nel 2006 lo in tournée: noi in scena, il bambino nella cesta, come nel teatro all’antica italiana».
Il suo maggior difetto?
«Il narcisismo: è tipico di tutti gli attori, in lui più accentuato. Paolo in palcoscenico si sentiva a suo agio. Avrebbe voluto morire in scena come Molière. È morto poco lontano».