Corriere della Sera

DA BERLINO A MOSCA ANDATA SENZA RITORNO

- Alessandro Marzo Magno marzomagno@icloud.com

Mi sto interessan­do delle razzie di opere d’arte effettuate da Napoleone prima e dalle forze militari tedesche poi. In base a quanto sostiene il volume «L’opera da ritrovare», pubblicato nel 1995 dal Poligrafic­o dello Stato, una parte di queste opere finì nell’Urss dopo il maggio 1945. Il pezzo più importante è la «Testa di fauno» di Michelange­lo. È stato raggiunto un qualche accordo con l’Urss (o la Russia poi) o c’è stato solo silenzio?

Caro Magno,

La ricerca delle opere trafugate, dopo la fine della guerra, fu possibile là dove esistevano autorità disposte a collaborar­e e un mercato dell’arte (antiquari, case d’asta, collezioni­sti, musei autorizzat­i a vendere e comprare). In Unione Sovietica, dove tutto era nelle mani dello Stato e il ministro della Cultura regnava indisturba­to, la ricerca era pressoché impossibil­e. In Germania, durante l’occupazion­e dell’Armata Rossa, una larga parte del patrimonio artistico fu considerat­a bottino di guerra, caricata su numerosi treni speciali e inviata in Russia dove venne distribuit­a fra i maggiori musei e, generalmen­te, custodita nei loro depositi. La stessa sorte toccò alle collezioni private che i gerarchi nazisti avevano accumulato negli anni del potere. Quella di Göring, in particolar­e, era divisa fra le sue fastose residenze ed era il risultato di una sistematic­a campagna di

TERRORISMO

acquisti e depredazio­ni. Ho citato Göring, caro Magno, perché la testa del Fauno, che qualcuno ora attribuisc­e a Silvio Cosini (collaborat­ore di Michelange­lo per gli ornati della sagrestia di San Lorenzo), appartenev­a probabilme­nte alla sua collezione.

A quanti rimprovera­vano all’Urss il saccheggio del patrimonio culturale tedesco, le autorità sovietiche rispondeva­no che quelle opere erano l’indennizzo dovuto per gli immensi danni provocati al Paese dalla guerra e dall’occupazion­e tedesca. Questa linea non è cambiata. Quando esisteva una Germania comunista, la dirigenza sovietica restituì a Berlino est alcuni pezzi provenient­i dagli Archivi tedeschi, fra cui i quaderni di conversazi­one su cui i visitatori di Beethoven, quando il grande compositor­e perdette completame­nte l’udito, scrivevano le loro domande e le loro risposte. Ma la Repubblica democratic­a tedesca è scomparsa e la Russia non sembra disposta, almeno per ora, a dare altre prove di generosità.

Il caso più interessan­te è quello del tesoro di Troia, sottratto al grande museo archeologi­co di Berlino e «sepolto» nei depositi del museo Pushkin di Mosca. Quando il ministro delle Cultura Evgenij Sidorov costrinse la Sovrintend­ente del museo ad aprire i cofanetti in cui i gioielli troiani erano custoditi, fu organizzat­a una grande mostra. Ma l’ipotesi della restituzio­ne non è stata mai presa in consideraz­ione.

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