Lavoro ancora tabù dopo il tumore
Più difficile trovare un impiego se si svela la diagnosi. E ad oggi sono troppo poco sfruttate le tutele riconosciute dalla legge per chi torna in ufficio
hi cerca lavoro e dichiara di aver avuto un tumore è svantaggiato rispetto a chi non lo svela, perché ha meno probabilità di essere assunto.
È la conclusione a cui è giunta un’indagine condotta negli Stati Uniti su 200 individui, da poco pubblicata sulla rivista scientifica dell’Associazione Americana di Psicologia Journal of Applied Psychology.
Gli studiosi si sono concentrati sulla ricerca di addetti alla vendita al dettaglio in negozi di tre grandi centri commerciali e hanno fatto un confronto fra due tipi di candidati: quelli che avevano dichiarato (nel loro curriculum e al primo incontro) di essere stati in cura per una neoplasia e quanti invece avevano preferito tacere in proposito.
Gli esiti della ricerca svelano che, a parità di esperienza e preparazione professionali, gli ex malati hanno ricevuto meno chiamate per un secondo colloquio. «Come sottolineano gli autori dell’indagine esistono discriminazioni e preconcetti ancora difficili da superare — dice Elisabetta Iann e l l i , v i c e p r e s i d e n te dell’Associazione italiana malati di cancro (Aimac), che si occupa dei diritti dei malati oncologici e segretario nazionale della Federazione delle Associazioni di Volontari in Oncologia (Favo) —. Diverse ricerche e l’esperienza sul campo dimostrano però che questi ostacoli possono essere superati sia con incentivi all’occupazione Corretta informazione e reali incentivi all’occupazione per gli ex malati Rientrare in attività è molto importante anche da un punto di vista psicologico ltre a specifiche tutele per il reinserimento lavorativo, i malati di cancro, a seconda dell’invalidità riconosciuta, hanno diritto a pensione di inabilità, assegno di invalidità, indennità di accompagnamento o di frequenza. Lo Stato assiste i malati oncologici che si trovino in determinate condizioni economiche e di gravità della malattia attraverso il riconoscimento dell’invalidità civile, all’11, 70 e 100%. La domanda per l’ottenimento di qualunque per gli ex malati, sia con una corretta informazione che favorisca un cambiamento culturale».
Secondo le stime più recenti oggi circa 3 milioni di italiani sono vivi dopo un tumore (quasi il 5% della popolazione) e oltre 700mila connazionali hanno affrontato una diagnosi di cancro in età produttiva.
A qualsiasi età si sviluppi la malattia, per i pazienti riprendere le attività quotidiane non appena possibile è importante: «È facile da capire come il rientrare in ufficio possa servire a livello psicologico, anche durante, e non solo dopo, i trattamenti — spiega Francesco Cognetti, presidente della Fondazione Insieme contro il Cancro —. Aiuta a distrarsi, a restare in contatto con il mondo esterno, a rafforzare l’umore e persino a trovare le energie per proseguire l’iter terapeutico che può essere lungo mesi, talvolta anni».
E se una buona parte dei guariti, chiuso il periodo delle cure, riesce a tornare alla normalità,