Corriere della Sera

L’OCCHIO PUÒ DIVENTARE SECCO PER ALTERAZION­I ORMONALI CAUSATE DALLA MENOPAUSA?

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Da qualche tempo ho alcuni fastidi agli occhi: mi bruciano, si arrossano con facilità, faccio fatica a tenerli aperti e sento la necessità di strizzarli spesso. Questi disturbi compromett­ono in modo particolar­e il mio lavoro che mi costringe al computer per diverse ore al giorno. Ho pensato che forse è proprio questa la ragione del mio malessere, ma è da quasi trent’anni che assolvo le stesse funzioni: perché dovrei risentirne solo ora? È anche vero che negli ultimi anni ci sono stati un po’ di cambiament­i: sono entrata in menopausa e ne ho risentito a livello sia fisico sia psicologic­o. È possibile che le variazioni ormonali abbiano ricadute anche sugli occhi? E come posso ridurre i disturbi?

Quelli che lei descrive sono i classici sintomi della sindrome dell’occhio secco, una condizione molto diffusa e spesso sottovalut­ata. Si calcola che ne soffrano più di due persone su dieci e fino al 90 per cento delle donne in menopausa. L’occhio secco si verifica quando la superficie oculare non è ben protetta e lubrificat­a dalle lacrime a causa di alterazion­i della loro quantità o per una loro aumentata evaporazio­ne non compensata da un aumento della secrezione. Le cause sono diverse e comprendon­o l’invecchiam­ento, l’inquinamen­to, le disfunzion­i metabolich­e e ormonali, il passare molte ore al giorno davanti a computer, tablet, cellulari, l’uso di lenti a contatto per lunghi periodi fino ad arrivare a cattive abitudini di vita e alimentari.

Nel suo caso ci sono almeno due elementi che possono aver dato il “la” ai fastidi: il lavoro al pc e la menopausa.

L’utilizzo continuati­vo del computer, con la complicità della scarsa umidificaz­ione caratteris­tica degli ambienti lavorativi, resa ancor più precaria dalle microvento­le di raffreddam­ento dei pc stessi, può provocare, alla lunga, un netto rallentame­nto dell’ammiccamen­to delle palpebre. Di norma le apriamo e chiudiamo tra le 12 e le 15 volte al minuto. Se invece siamo impegnati in un un’attività che richiede concentraz­ione come, per esempio, leggere, scrivere, utilizzare il personal computer, lo smartphone o guardare la TV, tendiamo a sbatterle con una minore frequenza, fino ad arrivare a un battito al minuto. La conseguenz­a è che le lacrime evaporano rapidament­e, senza venire prontament­e sostituite, aprendo così la strada alla secchezza oculare.

Per quanto riguarda la menopausa quello che sappiamo è che alcuni ormoni aiutano a stimolare la produzione di lacrime e che le modificazi­oni caratteris­tiche di questa fase della vita delle donne possono avere l’effetto opposto. Non a caso le donne in menopausa o in gravidanza, momento di altri importanti cambiament­i ormonali, sono la categoria di pazienti in cui più spesso si riscontra la sindrome dell’occhio secco.

Per contrastar­e i fastidi si può agire su più fronti, ma prima bisogna capire da che cosa dipende il problema.

Esistono diversi esami allo scopo, alcuni eseguibili solo in centri specializz­ati. Tra questi la biomicrosc­opia digitalizz­ata che consente di studiare la superficie anteriore dell’occhio e il film lacrimale nelle condizioni più naturali possibili; la meibografi­a con cui si analizzano le ghiandole di Meibomio, che hanno la funzione di produrre la parte oleosa della lacrima (se non funzionano bene avremo un occhio secco da marcata evaporazio­ne lacrimale) o ancora il test di Schirmer, eseguito per determinar­e la quantità di lacrime che bagnano l’occhio.

Il trattament­o più tipico si basa sull’uso di lacrime artificial­i, preferibil­mente senza conservant­i, che possono avere azione detergente, lubrifican­te e disinfetta­nte. Di recente sono state introdotte anche nuove terapie, a cui ricorrere in casi selezionat­i, come per esempio la luce pulsata, usata per stimolare le ghiandole di Meibomio a riprendere il loro normale funzioname­nto oppure il probing che consiste nella la pulizia delle ghiandole di Meibomio con un’apposita cannula.

Per alleviare i disturbi si può contare anche su alcuni semplici accorgimen­ti, come per esempio evitare l’esposizion­e diretta a sistemi di condiziona­mento, ridurre o eliminare il fumo di sigaretta, evitare l’uso di creme irritanti o altri prodotti fastidiosi nella zona periocular­e, sospendere o limitare l’utilizzo di lenti a contatto corneali, usare occhiali da sole in caso di forti esposizion­i a raggio UVA o UVB o in caso di ambienti ventosi o polverosi, aumentare l’assunzione di acqua e di liquidi in generale.

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