Sdegno del Papa per i cristiani uccisi «Un vile assalto a donne e bambini»
Tre giorni di lutto a Lahore per l’attentato al parco
Il conto dei morti dell’attentato kamikaze a Lahore in Pakistan è arrivato a 71. Vittime perlopiù cristiani. La rivendicazione di una fazione dei talebani pachistani. Proclamati tre giorni di lutto. E il Papa è tornato a condannare la violenza che «ha fatto strage di tante persone innocenti, specialmente donne e bambini, raccolte in un parco pubblico per trascorrere nella gioia la festività pasquale». Un «vile attentato» ha sottolineato il pontefice, che ha richiamato le autorità civili a «proteggere le minoranze».
Il padre non voleva che Waqar Masih andasse al parco: «In chiesa c’è sicurezza, ma nei luoghi pubblici no». Ma lui, che aveva nove anni, era andato a messa il prima possibile, alle 3 del mattino nel giorno di Pasqua, proprio per poter sgusciare fuori con quattro amici nel pomeriggio. Destinazione: il parco di Gulshan-e-Iqbal di Lahore, con le sue giostre e le bancarelle di dei 71 morti e 250 feriti potrebbero essere musulmani.
Il Pakistan ha dichiarato tre giorni di lutto, il premier Nawaz Sharif ha cancellato una visita ufficiale in Gran Bretagna, ha inviato fiori e lettere ai feriti. L’esercito ha lanciato blitz ia Lahore e in altre due città del Punjab, arrestando 50 sospetti e sequestrando armi e munizioni; il kamikaze è stato identificato come Muhammad Yousaf Farid, reclutatore ventottenne del sud della regione.
Questa strage, oltre a segnare un nuovo attentato contro i cristiani, è un colpo per il Punjab, la regione più grande e ricca del Paese, patria del premier come pure della maggior parte dell’élite politica e militare. « Siamo entrati in Punjab», esultano i miliziani nella rivendicazione, perché le stragi sono più rare in questa rispetto ad altre regioni.
Il premier e il suo partito (Pml-N) sono stati accusati in passato di fare accordi con vari gruppi jihadisti lasciando che usassero il Punjab come base per attacchi contro l’India e l’Afghanistan a patto che non colpissero localmente. Nelle ultime settimane, le forze di sicurezza hanno sottolineato i propri successi contro i miliziani e gli estremisti islamici locali, dichiarando che interi gruppi erano stati «eliminati», lasciando però allo stesso tempo, che gruppi banditi e leader radicali operino sotto nuovi nomi e facciano discorsi. «Un passo avanti e due indietro», commentava ieri l’analista politico Zahid Hussain. I partiti islamisti comunque hanno minacciato proteste contro Sharif e quello che definiscono il suo approccio pro-occidentale, hanno criticato una recente bozza di legge contro