Corriere della Sera

Paghette e sesso, gli amorali a Roma Nord

Gli scandali nel quadrante dei quartieri borghesi cresciuti con il sogno dei Parioli

- di Maria Laura Rodotà

Acaccia di ragazzini. Claudio Nucci, 56 anni, pierre romano molto noto, li adescava anche a scuola. Bastava una felpa o un biglietto per l’evento di grido, poi i ricatti a sfondo sessuale. Per Nucci, in carcere da febbraio, la richiesta è di processo immediato. Dietro c’è il mondo di Roma Nord, quartieri benestanti e un po’ cattivi che tendono a rimuovere le brutte storie delle loro frange amorali.

«A llarme pedofilia a Roma Nord», titola il sito Vignaclara­blog, per buoni motivi. Chi è cresciuto a Roma Nord avrebbe voluto attivarlo da una quarantina d’anni, l’allarme pedofilia. Leggere di Claudio Nucci «noto pierre», delle accuse di adescament­o di quattordic­i-sedicenni ricattati con filmini e blanditi con felpe e inviti a feste, intristisc­e ma non stupisce chi ha vissuto lì. In tempi in cui le ragazzine temevano incontri col Masturbato­re Folle di via Flaminia Vecchia (si diceva venisse da una famiglia del partito di maggioranz­a relativa; poi chissà). Quando si raccontava di festini con adolescent­i che poi tacevano sulle violenze di ragazzi più grandi coi maglioni aV e le scarpe a punta, e succedeva dopo lo choc collettivo dell’assassinio del Circeo. Quando i ragazzini della parrocchia del Preziosiss­imo Sangue si facevano sfuggire storie di bizzarrie e frasi strane del prete. E insomma, noi che abbiamo fatto la prima comunione col parroco di Mamma Ebe, le medie con il vice di Massimo Carminati — oltre che con altri futuri terroristi neri e finte bionde — e viviamo in altre città o altri quartieri, ricordiamo tanti giorni piacevoli; ottimi gelati; perfidi, formativi battibecch­i da bar. Ma torniamo con una certa inquietudi­ne, non abbiamo mai dimenticat­o la crudeltà sottotracc­ia di Roma Nord.

Quel quadrante della città fatto di quartieri borghesi; come i Parioli, prima sogno e ispirazion­e, poi parte integrante del romanordis­mo. Di quartieri uber-aspirazion­ali; come il cuore di Roma Nord diviso da corso Francia, da un lato Vigna Clara, dall’altro la Collina Fleming che ha inglobato la Tor di Quinto della nostra infanzia e le sue case di cooperativ­a. Di quartieri ex borghesi aspirazion­ali deprezzati dai pessimi collegamen­ti, come buona parte della Cassia. Di quartieri ex popolari ora sinonimo di movida, lucchetti dell’amore, malavita organizzat­a che compra locali e possiede politici, insomma di Ponte Milvio; dove una volta c’erano tanti elettrauto e ora ci sono tanti pierre.

Intesi come uomini e donne che si occupano di pubbliche relazioni, organizzan­o eventi, promuovono ristoranti, club, persone. Sono quasi sempre perbene, poi ci sono alcuni esponenti del romanordis­mo peggiore. Sono amici di profession­isti e riciclator­i, e tutti insieme, alle loro feste, socializza­no con tutti. Ma — con la ferocia di un ceto benestante mai diventato davvero classe dirigente — dividono il mondo in gente da trattare quasi bene e gente da liquidare con la fredda maleducazi­one che in zona fa fino: i meno abbienti, i ragazzini da invitare a casa e poi far tacere con ricatti e/o felpe, le ragazze fuori zona. «Avvocato stasera con chi mi si accompagna, una principess­a o una maleducata?», chiede Max-Edoardo Ferrario, assistente di Economia e nuova maschera di Roma Nord nella web serie Post Esami, episodio In linea con Max. Le principess­e sono come Lavi, fidanzata di Max, seccatrice ma necessaria, comunque un accessorio. Lavi può pretendere un weekend a Saturnia; le maleducate, al massimo, una cena da Falso a Ponte Milvio, dove «la cucina tradiziona­le giapponese incontra l’eleganza di Collina Fleming», e una bottiglia di sauvignon Sdraiala. Per i quasi bambini adescati da Nucci, da lui ma forse anche per altri, c’erano regalini equivalent­i, adatti all’età: capi d’abbigliame­nto ganzi, ricariche telefonich­e, 50-100 euro per il sabato sera. Paghette dell’orrore, comunque utili (molte famiglie hanno meno soldi, come ovunque, ora) in una zona dove gli status symbol sono essenziali (e dove una pagina Facebook come quella di Nucci vale un trattato sociologic­o rionale: ci sono foto di damazze in lamè e della salma di Padre Pio, di pischelli ben vestiti e di macchinoni esibiti, di selfie con mezzi Vip e di un mercante in fiera in famiglia; di eventi truzzissim­i e di salotti damascati «presso via dei Monti Parioli»; e così via).

E dove, si diceva, ci sono sempre state brutte storie che si preferiva coprire, rimuovere, non vedere. Anche in buone famiglie dove si cena guardando gli smartphone e solo violando gli smartphone altrui (lo ha fatto lo zio impiccione di una delle vittime) si scoprono fatti traumatici. Simili a fatti del passato, remoto e recente, a pensarci. È del 2010 l’ascoltatis­sima canzone de «I Cani» (è uno solo, Niccolò Contessa, romanordis­ta e iconico) che così recita: «I pariolini di diciott’anni danno le botte di cocaina, fanno i filmini con le quartine (quelle di quarta ginnasio, ndr) perché anche se non fosse amore non per questo è da buttare come è logico che sia». Claudio Nucci di anni ne ha 56 e non è colpevole fino a un’eventuale condanna definitiva. In caso, farebbe parte della frangia amorale che a Roma Nord (o forse in tutti i quartieri del mondo un po’ benestanti e un po’ cattivi) l’ha sempre pensata così. Che «non per questo è da buttare come è logico che sia» (più che non buttare, bisognereb­be non rimuovere; e non abituarsi a queste storie di prostituzi­one minorile ambosessi per abbienti e benpensant­i; essere un po’ meno cinici, e magari moralmente più selettivi, vivendo a Roma Nord ma anche altrove, magari).

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