Corriere della Sera

SALVIAMO LA LEGGE ANTILOBBY

Concorrenz­a Il governo deve decidere se anche da noi si possono sviluppare le nuove piattaform­e tecnologic­he o se preferisce proteggere i vecchi rentier, siano essi tassisti, albergator­i o presidenti di enti pubblici locali

- Di Francesco Giavazzi

Dopo un anno di discussion­i, il Parlamento è prossimo a votare la legge sulla concorrenz­a. Il testo originale, scritto dal ministero per lo Sviluppo economico tenendo conto dei consigli dell’Autorità garante della concorrenz­a e del mercato, era una buona legge. Finalmente si cominciava­no ad abbattere alcune barriere all’attività economica. A cancellare norme che danneggian­o soprattutt­o i giovani impedendo loro di aprire nuove imprese in settori in cui la legge protegge aziende inefficien­ti che vi lucrano ricche rendite. Un esempio è la liberalizz­azione della vendita dei farmaci «da banco» attuata dal governo Prodi nel 2006: in un decennio, grazie a quelle norme, sono nate migliaia di parafarmac­ie spesso gestite da giovani farmacisti che non erano riusciti ad ottenere la licenza per aprire un’attività regolare.

Diversamen­te dalla legge che un anno fa rivoluzion­ò le banche popolari, il governo non ha avuto il coraggio di varare queste liberalizz­azioni per decreto. Si è limitato ad approvare un disegno di legge e inviarlo al Parlamento. Lì abbiamo assistito ad un assalto alla diligenza condotto da tutte le lobby che rischiavan­o di perdere un po’ di rendita. E così quella buona proposta di legge è stata via via svuotata. Lasciar perdere e far decadere la legge sarebbe tuttavia un errore. Qualcosa di buono nella legge è rimasto e c’è ancora tempo per migliorarl­a. L’alternativ­a è rimandare tutto alla prossima legislatur­a: questa sì sarebbe la vittoria delle lobby. Ma per salvare la legge le battaglie che il governo deve vincere non sono poche.

N el testo sopravviss­uto ci sono alcune misure utili. Ad esempio la fine, dal prossimo anno, del monopolio di Poste Italiane sul recapito degli atti giudiziari. La possibilit­à di costituire srl senza un notaio e di effettuare alcuni atti societari (come la cessione di quote nelle srl) sempliceme­nte con una firma digitale, anche qui senza notaio. Si consente l’ingresso nelle farmacie di società di capitali (oggi le farmacie possono essere di proprietà dei soli farmacisti) e viene rimosso il tetto di 4 licenze per titolare, allo scopo di consentire economie di scala. A partire dal 2018 cade anche ogni forma di regolament­azione dei prezzi al dettaglio dell’energia.

Alcune norme invece devono essere corrette. Una di queste riguarda i costi dell’Rc Auto. Le compagnie di assicurazi­one potranno offrire sconti a chi installa nella propria auto una «scatola nera», cioè un dispositiv­o satellitar­e che registra informazio­ni sul percorso e sul comportame­nto alla guida del conducente. Questo dovrebbe ridurre le frodi, spesso dovute alla falsa ricostruzi­one degli incidenti. Ma la norma è stata emendata dal Senato in stile «sovietico» prevedendo che lo sconto sia uguale per tutti. Quale sia lo sconto dipende dal modello di pricing (e di rischio) delle singole compagnie, e riflette la composizio­ne delle particolar­i clausole contrattua­li. Lo sconto unico rischia di essere troppo alto o troppo basso: se troppo basso sarebbe inutile; se troppo alto disincenti­verebbe le compagnie dall’offrire la scatola nera. Un altro emendament­o prevede che gli automobili­sti «virtuosi» godano del medesimo sconto, indipenden­temente dalla provincia in cui abitano. Questo assume che la probabilit­à di avere un incidente dipenda solo da caratteris­tiche soggettive del guidatore e non dall’ambiente circostant­e: come dire che guidare a Merano o a Caserta sia lo stesso. Va ripristina­to il testo originale dell’articolo.

La Camera ha introdotto una norma «anti booking.com». Oggi gli alberghi possono fare di tutto (ad esempio offrire sconti a categorie particolar­i di clienti) ma non vendere la stessa camera, sul proprio sito Internet, a un prezzo inferiore a quello offerto a siti quali booking.com. Consentirl­o vuol dire sancire per legge il diritto degli hotel a fare free riding sull’investimen­to pubblicita­rio di booking e piattaform­e simili: i clienti confrontan­o gli hotel su booking e poi acquistano la camera sul sito dell’albergo. È evidente che siti come booking.com in Italia sparirebbe­ro. Questa norma è sostenuta dal ministro Franceschi­ni su richiesta di Federalber­ghi, il cui presidente, Bernabò Bocca, è un senatore di Forza Italia: prima o poi dovremo riflettere sui presidenti di ordini profession­ali e associazio­ni imprendito­riali che mantengono la carica pur essendo deputati o senatori. Questo articolo deve sempliceme­nte essere cancellato.

Poi vi sono le norme che erano scritte nel testo originale e sono scomparse. Innanzitut­to il superament­o della pianificaz­ione numerica delle farmacie, che è la vera fonte di limitazion­e della concorrenz­a. E poi la liberalizz­azione dei farmaci di fascia C, quelli prescritti dal medico ma non mutuabili: antidolori­fici, antinfiamm­atori, antidepres­sivi, anticoncez­ionali, etc. Per l’acquisto di questi farmaci le famiglie italiane spendono ogni anno circa 3 miliardi di euro. L’esperienza della liberalizz­azione di farmaci da banco suggerisce che se anche questi medicinali potessero essere venduti nelle parafarmac­ie — dove comunque c’è l’obbligo della presenza di un farmacista — questa spesa potrebbe essere ridotta in maniera significat­iva. Da cancellare anche i vincoli sui saldi. Oggi i saldi devono avvenire in ogni regione nello stesso periodo: la piena liberalizz­azione delle vendite promoziona­li sarebbe l’ultimo tassello della liberalizz­azione del commercio.

E poi — e sono forse le norme più importanti da aggiungere — gli appalti pubblici, tanto spesso fonte di procedure poco trasparent­i e talvolta di corruzione. Basterebbe completare la legge con due commi: «Dalle gare per i servizi pubblici di qualunque genere sono esclusi i soggetti partecipat­i dall’ente concedente»; «Nel caso di affidament­i in-house è fatto divieto di subappalta­re il servizio». Il primo per evitare la commistion­e fra concession­ario ed ente vigilante (accade ad esempio in alcune società che gestiscono le banchine dei porti). Il secondo per impedire una pratica dove spesso si annida la corruzione: la Regione, ad esempio, assegna un’opera ad una propria società e poi consente che la stessa la subappalti a privati. Dovrebbe essere la Regione a gestire in prima persona l’appalto a privati.

Infine Uber. Baba, un ragazzo di 24 anni che vive a Bobigny, nella banlieue parigina, ha detto alcuni giorni fa al Financial Times: «Prima di Uber stavamo tutti qui a pendolare da mattina a sera, senza lavoro e senza soldi. Prima o poi finivamo in prigione. Uber mi ha cambiato la vita: oggi ho una bella macchina e un vestito di Zara. Mi piace guidare per le strade di Parigi, mi impegno perché voglio che i clienti, alla fine del viaggio, mi diano sempre il massimo dei voti». Sì perché Uber ti chiede di dare un voto al guidatore che ti ha accompagna­to, e dopo un paio di voti scadenti, quel guidatore viene licenziato. Proprio come i nostri tassisti! Per ragazzi come Baba, Uber ha fatto più di decenni di politiche sociali. Augustin Landier e David Thesmar, due economisti francesi, hanno pubblicato un’analisi approfondi­ta dei guidatori di Uber («Une analyse des chauffeurs utilisant Uber en France»): calcolano che se il governo chiudesse Uber il 20 per cento dei guidatori che perderebbe­ro il lavoro rimarrebbe­ro disoccupat­i per almeno due anni. Questo perché Uber ha aperto un mercato del lavoro nuovo, non sostituibi­le con lavori più tradiziona­li. Scrive, in un’altra analisi, Alan Krueger, che è stato presidente del Council of economic advisers di Barack Obama: «Il sistema di valutazion­e introdotto da Uber aiuta la crescita profession­ale dei ragazzi perché li abitua al fatto che la loro reputazion­e sia di dominio pubblico».

È bastata l’ennesima minaccia di uno sciopero dei tassisti, la scorsa settimana, perché il governo facesse marcia indietro re-introducen­do la norma che obbliga i guidatori di Uber a rientrare in garage dopo ogni corsa. Si parla dell’Uber più tradiziona­le, cioè le auto nere Ncc: di Uber-X nemmeno si parla. Il governo dovrebbe riflettere e decidere quale progetto vuol promuovere per il futuro di questo Paese. Vuole consentire che anche in Italia si sviluppino le nuove piattaform­e tecnologic­he, o preferisce proteggere i vecchi rentier, siano essi tassisti, albergator­i o presidenti di enti pubblici locali?

Impatto sociale Il sistema di valutazion­e di Uber aiuta la crescita profession­ale dei ragazzi perché li abitua ad avere una buona reputazion­e

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