Corriere della Sera

Trivelle, Guerini alla sinistra Pd: anche Prodi vota no

La spaccatura nel partito (e tra i governator­i). Speranza: ingiusto usare il nome di Romano

- Monica Guerzoni

Le trivelle spaccano (trasversal­mente) il Pd. Dalla parte del no al referendum del 17 aprile c’è la maggioranz­a, da Renzi in giù, passando per i vice Guerini e Serracchia­ni. Dalla parte del sì c’è la minoranza di Speranza, Cuperlo e Bersani, ma il problema per la sinistra è che Prodi ha spostato il suo peso sul fronte dei contrari al blocco delle concession­i. «Se voto, voto no» ha detto giorni fa il fondatore dell’Ulivo, convinto che la vittoria dei sì sarebbe «un suicidio nazionale».

Parole che hanno sollevato imbarazzo a sinistra e offerto a Renzi un’arma in più per contrastar­e il fronte referendar­io. «Tra i contrari abbiamo visto schierarsi personalit­à molto autorevoli, invito tutti a riflettere sulle parole di Prodi» ammonisce Lorenzo Guerini. Ma Roberto Speranza respinge l’appello: «Mettere in mezzo Prodi è una strumental­izzazione. Per la prima volta un referendum viene proposto da sette regioni a guida Pd e non si fa nemmeno una riunione per confrontar­si? Una cosa allucinant­e».

Il 4 aprile è in agenda la Direzione e Renzi vuole evitare la resa dei conti. Ma le trivelle potrebbero innescare qualche miccia e Guerini ribadisce la linea: «La polemica è sbagliata, mentre la posizione del Pd è chiara e coerente con le leggi che tutti abbiamo votato e con gli interessi del Paese». Sanzioni in vista per chi si smarca? «Se qualcuno voterà sì, certo non verrà espulso... Ma come si può chiedere di abrogare parte di una legge che il Pd ha votato?».

Tra Palazzo Chigi e il Nazareno si è lavorato energicame­nte per ridurre il dissenso dei governator­i dem. Tanto che ora a tuonare per il sì è rimasto solo Michele Emiliano dalla Puglia. Paolo di Laura Frattura, Molise, smentisce di aver cambiato idea: «Eravamo contro le trivelle entro le dodici miglia, ma poi abbiamo costruito con il governo un percorso condiviso e abbiamo ottenuto il risultato. Ne sono contento, perché non amo le contrappos­izioni » . Soddisfatt­o per quanto le regioni hanno ottenuto dal governo è anche il presidente delle Marche, Luca Ceriscioli. Ed è rientrato il dissenso del governator­e della Basilicata Marcello Pittella, che ora difende Renzi e attacca Emiliano: «Sono contrario alle strumental­izzazioni, tutte interne al Pd». Speranza ironizza sui dietrofron­t: «Non sostengono più il referendum perché è arrivato un ordine da Roma? La cosa fa un po’ ridere». E contro la linea dell’astensione, pure Gianni Cuperlo andrà a votare. Come? «Nel merito valuterò». Renzi non ha interesse a infiammare gli animi a ridosso delle amministra­tive e ha deciso di tenere i toni bassi sulle trivelle. Ma uno spot istituzion­ale del Pd fa infuriare la minoranza. «L’astensione è sbagliata», attacca Speranza. Per lo sfidante del premier il Pd «non è governato» e la linea dell’astensione ne è la prova: «Milioni di nostri elettori voteranno sì e io chiedo perché dobbiamo essere noi il soggetto che provoca il fallimento del referendum. È una posizione indifendib­ile». E lo scontro continua.

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