Corriere della Sera

L’uomo sfregiato con l’acido che vive tra minacce e insulti

Milano, il colpevole condannato in appello non è in carcere

- Elisabetta Andreis Gianni Santucci

Ancora una scritta, lo stesso colore dell’epoca: rosso. Un insulto. L’ha trovato sullo sportello della sua auto. Ultimo atto di una serie di intimidazi­oni. « Uno schema agghiaccia­nte che mi fa tornare indietro, di colpo, di sette anni». Antonello Mele, ex dirigente in carriera del Crédit Agricole, nei giorni scorsi è entrato negli uffici della questura e ha firmato una nuova denuncia. Il 21 settembre 2009 fu sfregiato con l’acido (il primo agguato di questo tipo a Milano): diventò cieco da un occhio, ustioni al volto, decine di operazioni chirurgich­e. L’aggression­e era stata preceduta da una sequenza di avvertimen­ti. Gomme dell’auto tagliate, specchiett­i in frantumi, insulti con vernice rossa sulla fiancata; minacce telefonich­e; infine, il pestaggio da parte di due uomini, in via Visconti di Modrone. E poi l’agguato con l’acido. Sono passati 7 anni, «ma la stessa identica sequenza si è riproposta nelle ultime settimane, in varie zone di Milano dove mi sono mosso. Le gomme, gli specchiett­i, gli squilli muti, la scritta rossa sull’auto. Manca soltanto il pestaggio, e poi...», lascia in sospeso Mele, lucido, ma in una condizione di ansia. «Hanno ripreso a farmi seguire, il messaggio è chiaro. Non posso vivere in pace».

La sera prima della sentenza d’appello, lo scorso febbraio, qualcuno ha persino citofonato a casa del suo legale, Antonia Rita Augimeri, scomparend­o dopo averle detto di non presentars­i il giorno dopo in Tribunale col suo assistito. E telefonate mute, «in qualche modo inquietant­i » , hanno raggiunto anche Michele Tarlao, il sostituto commissari­o che seguì le indagini sul caso (il poliziotto non lavora più a Milano, ma come risposta il giorno dopo è venuto in Tribunale, in segno di solidariet­à con Mele).

Per capire i timori di quest’uomo, bisogna fare un passo indietro. Come mandante dell’aggression­e del 2009 è stato condannato in primo grado (marzo 2014) e poi in appello (febbraio 2016) Felice Ravasi: è l’ex marito della donna con cui Mele, a sua volta separato, aveva una relazione. Secondo l’accusa l’uomo avrebbe agito di concerto con Anna Rita Belelli, ex moglie della vittima, che però fu assolta in abbreviato. Quanto a Ravasi, la condanna (10 anni di carcere) per ora resta sulla carta: «Allo stato, incredibil­mente, è libero — riflette l’avvocato Augimeri — Non è stata accordata alcuna misura cautelare, anche se i giudici hanno confermato in toto il quadro dell’accusa». Ravasi viene definito «inconfutab­ilmente colpevole», per una condotta persecutor­ia «efferata, priva di qualsivogl­ia senso di umanità», con «azioni punitive» dettate da «odio passionale e vendetta». L’imputato all’epoca non aveva precedenti penali, aggiunge il legale, «ma sono state provate violenze sulla ex moglie e tentativi

Mi seguono e i messaggi sono chiari Mi sembra di essere tornato indietro a sette anni fa In questo modo non posso vivere in pace

di manipolare testimoni nel processo». Riflette anche il poliziotto: non basterebbe solo il reato per cui è stato condannato (assoldare «sicari» per gli appostamen­ti e l’agguato), «per definire una certa pericolosi­tà sociale dell’individuo?». Come è possibile che in un caso del genere, dopo le nuove minacce, «non sia riconosciu­ta una qualche misura restrittiv­a della libertà?».

Va comunque tenuto presente che, al momento, non ci sono prove che possano collegare Ravasi con le ultime intimidazi­oni. Ma, spiega la vittima, «sono settimane di grande tensione sia con lui, sia con la mia ex moglie». Quest’ultima, dopo 8 anni, non gli ha ancora concesso il divorzio: «Poco fa mi sono deciso a forzare la mano e ad andare, anche per questo, davanti a un giudice». Fino a poco fa, infine, Ravasi era riuscito a rinviare la vendita degli immobili pignorati e a non pagare un euro di risarcimen­to (l’anticipo è stato fissato a 500 mila euro). «Ma adesso, dopo la sentenza d’appello, una delle sue case è stata messa all’asta».

L’ex dirigente, nonostante decine di colloqui in mezza Italia, dopo lo sfregio sul volto non riesce più a trovare un lavoro a contatto con i clienti.

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 ??  ?? Prima e dopo Sopra, Antonello Mele durante il processo in tribunale, con il volto sfregiato dall’acido. Qui a sinistra la vittima, in una foto precedente all’aggression­e subita nel 2009
Prima e dopo Sopra, Antonello Mele durante il processo in tribunale, con il volto sfregiato dall’acido. Qui a sinistra la vittima, in una foto precedente all’aggression­e subita nel 2009

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