Il noir di Alessandro Robecchi (Sellerio) ambientato in una insolita Milano ventosa Non si uccide così una donna, l’ira del detective ricco e infelice
Giorni e notti di vento, su Milano. Cosa rara, visto che all’ombra della Madonnina il vento non soffia quasi mai. E quando c’è, i milanesi diventano nervosi. Sotto questo insolito clima Alessandro Robecchi torna a raccontarci Milano, scena dei crimini ma anche vera protagonista dei suoi noir: Di rabbia e di vento (Sellerio, pp. 407, 15) è il terzo. Città impossibile per chi non ha tanti soldi, qualunque sia il modo in cui se li è fatti, ma a volte anche habitat giusto per piccole brave persone che si accontentano di una vita normale. Scorci di paesag- gio metropolitano, luoghi della movida e hinterland depresso: ha l’occhio giusto Robecchi per cogliere e descrivere queste diverse realtà, come le vetrine di cristallo illuminate dei concessionari d’auto di via Inganni o la desolazione di certi bar con il neon sbiadito e la «Gazzetta» sul tavolino dei pensionati.
Torna anche la compagnia dei detective dilettanti, i tre amici che già hanno scoperto delitti e individuato colpevoli nei romanzi precedenti. Dei tre, Tarcisio Ghezzi in realtà è un poliziotto, ma preferisce condurre le sue indagini molto fuori dalle regole (e qui del resto è fuori servizio, in convalescenza). Gli altri due sono Oscar Falcone, un segugio metropolitano che vive borderline, e Carlo Monterossi, l’inventore di format televisivi come l’odiato Crazy Love, che l’hanno reso ricco disgustato e scontento. Lui, Carlo, continua ad ascoltare Bob Dylan e ad aspettare María, l’unica donna che gli ha preso il cuore. Poi, per caso, si trova coinvolto in una brutta storia, la morte di una escort che lui ha incontrato proprio la sera che per lei sarebbe stata l’ultima. Torturata e uccisa, la ragazza nascondeva molti segreti; uno in particolare, l’esistenza di un «tesoro» che il suo assassino cercava. Si collega, forse, quel delitto all’esecuzione a freddo di un concessionario d’auto: l’arma pare la stessa, ma è difficile trovare un filo che li unisca. A meno di indagare nel passato della ragazza, una vita cominciata nell’hinterland per poi approdare a un lussuoso «studio» in Borgonuovo e a un giro di clienti molto danarosi.
In preda a una rabbia cupa ( perché uccidere così una donna?) Carlo si sente chiamato a fare giustizia. A rimediare anche se solo in parte alle storture del mondo. Se poi, strada facendo, riuscirà a smascherare i vizi segreti del politico che si presenta come il nuovo sceriffo e fomenta l’odio contro gli stranieri, allora anche il suo umore malinconico avrà una forma di risarcimento.
In una città dove i suv posteggiano in doppia fila, dove lo chef stellato è l’ultima immagine del successo e in cui la chirurgia estetica è un obbligo, Carlo Monterossi vive a disagio. Detesta il mondo fasullo della tv dove imperano creature mostruose, come la conduttrice di Crazy Love, Flora De Pisis. Certo, da lì provengono i soldi, tanti, quelli che gli consentono casa prestigiosa, whisky da intenditori, uno stereo imponente, capi di abbigliamento costosissimi. Ma tutto questo può compensare il suo malessere crescente? Forse, alla sua terza avventura, Carlo Monterossi si muove sull’orlo di una crisi di coscienza.