Conte fa l’Italia
Esame decisivo per due: Insigne e Bernardeschi «Cerco conferme, tra un mese chiudo la lista»
L’Italia si fa stasera nella perfida Allianz Arena dove meno di due settimane fa la Juve ci ha lasciato le penne a un passo dall’impresa. È l’ultimo test prima delle convocazioni, l’ultimo esame prima che Conte scelga i soldatini per l’Europeo, una sfida che la Nazionale affronterà con le armi a sua disposizione: orgoglio, dedizione, attenzione. Gli altri hanno il talento, noi stiamo cercando di organizzare una squadra di ferro. Ora è il momento delle ultime scelte e dentro la nuvola dell’Allianz, oltre al gioco, sotto la lente di ingrandimento finiranno i giocatori. Sarà un esame soprattutto per due: Insigne e Bernardeschi, gli uomini che nell’ultima mezz’ora hanno spaccato la partita contro la Spagna. Lorenzo e Federico dovrebbero essere titolari nel tridente offensivo insieme a Zaza, anche lui in campo nel finale contro le Furie Rosse: giovani, lesti, entusiasti, freschi dal punto di vista atletico.
Insigne è il figliol prodigo, il talentino che secondo il capitano Buffon «può fare la differenza in Francia». Bernardeschi è la proposta del campionato, la sua ascesa è stata irresistibile e anche Trapattoni, accolto all’aeroporto di Monaco come un profeta, è pronto a scommettere su di lui: «Quel biondino ha grande qualità». Conte aspetta entrambi al varco: «Questa è l’ultima partita che ho a disposizione per fare le valutazioni e ho bisogno di conferme perché tra un mese e mezzo dovrò fare la lista». La caselle sono in gran parte occupate «ma c’è un certo numero di posti da assegnare». Ecco perché contro la Germania avve-
lenata si giocano tanto Acerbi in difesa, Montolivo e Thiago Motta in mezzo al campo, anche Jorginho che entrerà nella ripresa. L’Allianz servirà a «misurare la pressione di ragazzi che hanno poca esperienza internazionale».
Conte cerca continuità di rendimento. Un filo sottile ma resistente deve unire le partite con Spagna e Germania. «I nostri avversari saranno arrabbiati per la sconfitta con l’Inghilterra e desiderosi di riscattarsi. Meglio così. Volevo test forti per avere delle risposte». Stasera, in un modo o nell’altro, le avrà. GermaniaItalia, in uno stadio pressoché pieno (venduti 61 mila biglietti su 68), conserva il suo fascino e ci riporta a sfide epiche: il mitico 4-3 dell’Atzeca nel ’70, il 3-1 mondiale dell’82 al Santiago Bernabeu, le semifinali del 2006 a Dortmund con Lippi e del 2012 a Varsavia nell’ultimo europeo con Prandelli.
Proprio una frase avventata di Bonucci chiama in causa il vecchio c.t. «In questi due anni le cose sono cambiate molto perché adesso ci sono gioco e idee», dimenticando che, sino al disgraziatissimo Brasile, c’erano anche prima. È lo stesso Conte a fare giustizia: «Cesare ha fatto un grande Europeo e molto bene nelle qualificazioni mondiali. Quando le cose vanno male la colpa non è di uno solo ma di tutti». Il calcio non ha memoria. Vale pure per lui, che spera di lasciare dopo un grande Europeo: «Dove arriveremo non lo so, ma so che non dovremo avere rimpianti», la massima che ripete sempre ai giocatori. Il gruppo è con lui, forte, unito, coeso. «Lasciarlo è una ferita nel cuore», confessa il c.t.. Ma non ci saranno ripensamenti: il presente è l’azzurro dell’Italia, il futuro il Blues del Chelsea.