È morto il ciclista Demoitié Esplode la rabbia dei corridori
Investito da una moto alla Gand-GandWevelgem. Ma il team:team «Fatalità»
Per Antoine Demoitié, ciclista belga della fiamminga Wanty-Gobert, la Gand-Wevelgem era un sogno. Passista veloce, 25 anni, una sola vittoria in carriera, domenica scorsa Antoine onorava la sua prima grande classica dopo tre stagioni di corse minori. Il sogno è durato tre ore, fino a quando la corsa è entrata in territorio francese. Una sbandata in coda al gruppo e il corridore è rovinato a terra con quattro colleghi. Caduta banale, come mille altre. Ma una moto con a bordo un commissario di gara non è riuscita a evitarlo colpendolo con violenza al capo. Ai soccorritori Antoine è apparso subito in condizioni disperate. Inutili la corsa al vicino ospedale di Ypres e il trasferimento in elicottero a Lille: Demoitié è morto durante la notte. La famiglia ha disposto la donazione degli organi.
La Gand-Wevelgem è la più pericolosa delle classiche fiamminghe per combinazione di vento, difficoltà del tracciato (che alterna tratti ad altissima velocità a improvvisi restringimenti a muri ripidissimi) e folla lungo il percorso. È sufficiente inserire il nome della gara su Google per far comparire una serie di rovinosi incidenti: da Cipollini a Steegmans, da Bettini a Greipel a Geraint Thomas. Ma nessuna caduta aveva causato più di qualche frattura.
La Wandy-Gobert ha smorzato le polemiche scagionando il pilota della moto, definito «espertissimo, prudente e vittima di tragica fatalità». Ma la rabbia dei corridori non si è placata: quello di Demoitié è solo l’ultimo (e ovviamente il più grave) incidente di dodici mesi di terrore. Jessie Sergent, lanciato con violenza fuori strada dalla vettura del cambio ruote all’ultimo Giro delle Fiandre. Jakob Fuglsang abbattuto da una moto al Tour. Peter Sagan (ancora moto) costretto al ritiro alla Vuelta così come Greg Van Avermaet a San Sebastian. E poi il recente caso di Stig Broeckx centrato da un « regolatore » che risaliva il gruppo a velocità folle alla Kuurne-Bruxelles-Kurne: per lui fratture multiple. Dai corridori alle associazioni di categoria, tutti chiedono maggiore sicurezza. Sotto accusa la Federazione internazionale: il patentino per la guida in gara (devono conseguirlo anche i giornalisti) viene rilasciato dopo un corso teorico di due ore e senza nessun esame. Ma non mancano le accuse agli organizzatori. Troppe le moto e le auto senza Folla, troppi mezzi in corsa e addetti alla sicurezza dilettanti ruoli specifici (spesso pura vetrina per sponsor o vip), assenti (salvo al Tour) i controlli su tasso alcolemico e droga per i piloti. Il ciclismo è uno show che non pone limiti alla durezza del tracciato o alla presenza del pubblico: domenica prossima un milione di tifosi assisteranno al Giro delle Fiandre restando a 50 centimetri dai corridori nei passaggi più pericolosi. Ma con bici sempre più performanti e velocità più alte la gestione della sicurezza continua ad essere affidata a dopolavoristi (ex corridori, appassionati, agenti di polizia in pensione...) reclutati col passaparola, senza formazione specifica e di età media sempre più alta. Dilettanti (a volte allo sbaraglio) in un mondo che dovrebbe essere estremamente professionale.
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