Milizie e strategia, dopo 3 anni un piano c’è
C’erachi prevedeva un bagno di sangue. Ma ieri sera gli ospedali di Tripoli e dintorni non segnalavano vittime per armi da fuoco. La notizia positiva è che, nonostante incertezze e difficoltà, Fayez Serraj ha ben pianificato le sue mosse. Prima di arrivare dalla Tunisia si era assicurato il sostegno delle milizie più rilevanti sul campo. Da pragmatico uomo d’affari ben radicato negli ambienti di Misurata, Sarraj gode dell’appoggio delle milizie della sua città, che dettano legge a Tripoli e nel cuore della regione costiera occidentale.
«Il neopremier del governo di unità nazionale oggi è il più forte. I suoi sostenitori sono meglio armati, meglio comandati e più numerosi di quelli del governo locale di Khalifa Ghwell», sostengono giornalisti e osservatori a Tripoli. Con lui c’è infatti una potente rete di legami familiari a Misurata e Tripoli, oltre alla milizia Al Halbus, la più forte di Misurata, e la Rada, in prima linea nella guerra contro Isis.
Eppure, ieri si è sentito abbastanza sicuro da uscire dalla base della Marina dove era attraccato due giorni fa per prendere possesso dell’ufficio del primo ministro in centro città. Certo il rischio che Isis o qualcuno degli oppositori cerchi di eliminarlo resta alto. Ma con il passare delle ore il suo controllo sulle redini dell’amministrazione si fa più serrato. Dal suo entourage fanno sapere che ci sono già stati contatti discreti con Khalifa Haftar, il generale-politico che domina le piazze di Tobruk e Bengasi. La prospettiva di aiuti economici internazionali, italiani in testa, lo rende più fiducioso. Per la prima volta da almeno tre anni in Libia si riaccende la speranza di un governo sovrano capace di frenare l’anarchia.