Il Pd e le primarie «istituzionali»: penalizzazioni per chi non le fa
L’idea è di rendere istituzionali le primarie all’interno dei partiti, quelle che già vengono fatte per le cariche monocratiche elettive e, magari, attivarle anche per la scelta del proprio leader nazionale. Certo, non far diventare obbligatorie le primarie, ma fare in modo che tutti i partiti le facciano, perché chi non le fa viene penalizzato: perde l’accesso ai finanziamenti del 2 per mille e anche gli sgravi fiscali per le erogazioni liberali. Sono previste anche multe e sanzioni per chi non rispetta le regole delle primarie: tutto questo è contenuto in una proposta di legge presentata ieri da quattro parlamentari Pd di stretta fede renziana, i senatori Andrea Marcucci e Franco Mirabelli e i deputati Dario Parrini ed Edoardo Fanucci. «Prevediamo primarie di tre tipi, ovvero: aperte, semiaperte e chiuse», ha detto Parrini in conferenza stampa. E ha spiegato: «Quelle aperte sono accessibili alla totalità degli elettori, quelle semi aperte prevedono una sottoscrizione di condivisione al partito, quelle chiuse, invece, hanno il vincolo che ci possono partecipare soltanto gli iscritti ai partiti». E su tutte anche un’altra regola: per poter partecipare alle primarie bisogna avere la cittadinanza italiana e non semplicemente la residenza nel comune. Questa regola per evitare le scene, già viste, di comunità di stranieri in coda ai gazebo delle primarie senza nemmeno sapere cosa stavano andando a votare. «Con questa proposta di legge vogliamo mandare un messaggio chiaro: le primarie sono centrali per il Pd e anche per gli altri partiti, ma devono essere regolamentate», ha detto il senatore Marcucci aggiungendo: «Ci sono i tempi per approvare questa proposta di legge in questa legislatura, incrociandola con la riforma dell’articolo 49 della Costituzione».