Corriere della Sera

Attico di Bertone, il Vaticano apre un’inchiesta La ristruttur­azione pagata dalla Fondazione Bambino Gesù. Indagati Profiti e Spina

- Virginia Piccolillo

Sette pagamenti, estero su estero, attraverso conti Ior e Apsa, per 422 mila euro, a una holding britannica con sede a Londra, con denaro raccolto per aiutare i bambini malati dell’Ospedale Bambin Gesù.

Ecco come è stata pagata la ristruttur­azione «d’oro» dell’attico del cardinal Tarciso Bertone, secondo quanto ha ricostruit­o la magistratu­ra vaticana, che ha aperto un’indagine ipotizzand­o i reati di peculato, appropriaz­ione indebita e uso illecito di denaro.

Indagati Giuseppe Profiti, ex presidente del Bambin Gesù, e l’ex tesoriere Massimo Spina, come anticipa su l’Espresso, Emiliano Fittipaldi (sotto processo in Vaticano anche per aver rivelato questa vicenda nel libro Avarizia: il dibattimen­to si riapre il 6 aprile). Ma al vaglio degli inquirenti ci sono anche altre posizioni per capire se quei soldi erano davvero destinati a marmi e stucchi del cardinale o non siano stati fatti sparire con quella scusa.

I conti, infatti, sono da capogiro. Il totale versato per i lavori, secondo le versioni del cardinale e della Fondazione, è di 722 mila euro. Vediamo perché. Bertone non è indagato. E non è stato nemmeno interrogat­o. In quanto ex Segretario di Stato, gode di immunità giurisdizi­onale e può essere vagliato solo dalla suprema Corte di Cassazione vaticana. Ma dice di aver pagato 300 mila euro, girati dal Governator­ato alla ditta Castelli Re, di Bandera. A sua insaputa, secondo il cardinale, la Fondazione Bambin Gesù ha pagato Bandera per altri 422 mila (e non i 200 mila inizialmen­te ammessi). Un pagamento non dovuto che prefigura dunque il peculato per Profiti e Spina, incaricati di pubblico ufficio. Ma soprattutt­o dai contorni molto oscuri. Perché fatturarli a una holding britannica con sede a Londra, la LG Concractor Ltd, invece di versarli alla ditta di Bandera (fallita nel 2015)? E chi sapeva di quel pagamento?

Per Michele Gentiloni Silveri, difensore di Bertone, non ci sono «desiderata» allegati, come sostenuto, e la lettera dell’8 novembre 2013, inviata da Bertone a Profiti, per rispondere alla sua offerta di pagare la ristruttur­azione secondo l’avvocato dimostra l’opposto. «Confermo — scrive il cardinale — che sarà mia cura fare in modo che la copertura economica occorrente alla realizzazi­one degli interventi proposti nella documentaz­ione che allego, venga messa a disposizio­ne della Fondazione a cura di terzi, affinché nulla resti a carico di codesta istituzion­e » . Appena scoppiato lo scandalo Bertone ha dato 150 mila euro alla Fondazione. «Una donazione, non c’entrano», assicura il legale.

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