Utile Imi a 534 milioni, Miccichè presidente
(m.sab.) Non deludono i conti di Banca Imi, la banca d’investimento del gruppo Intesa Sanpaolo condotta dal direttore generale Gaetano Miccichè. Ieri l’assemblea ha approvato il bilancio 2015 e hanno trovato conferma i dati già divulgati il 5 febbraio. Il risultato netto consolidato è di 534 milioni (+5,5% rispetto ai 506 milioni del 31 dicembre 2014) con un dividendo di 500,5 milioni a favore della controllante Intesa. L’assemblea ha inoltre provveduto a nominare il nuovo consiglio ed il nuovo collegio sindacale, che resteranno in carica sino all’approvazione del bilancio 2018. Gaetano Miccichè ha assunto la carica di presidente mentre Mauro Micillo, Giuliano Asperti e Fabio Roversi Monaco sono stati indicati come amministratore delegato e direttore generale, il primo, e vicepresidenti i secondi. Le nomine saranno all’ordine del giorno del consiglio che si riunirà oggi.
Via al Fondo strategico 2.0
il Fondo cambia nome in Cdp Equity, holding per le partecipazioni strategiche alla quale faranno capo Saipem, Metroweb, Sia e Ansaldo Energia. Alla presidenza va Leone Pattofatto, responsabile delle partecipazioni di Cdp. Amministratore delegato è l’ingegner Guido Rivolta, già direttore centrale di Fsi. Secondo, è stata costituita Fsi sgr che Banca d’Italia dovrà autorizzare entro due mesi. È il fondo dei fondi sovrani, destinato a investire nelle buone aziende italiane da fare entrare nell’indice del Mib 30. Gestirà un fondo di private equity e Maurizio Tamagnini ( foto) ne è stato nominato amministratore delegato, Claudio Costamagna presidente. Cassa Depositi ne avrà circa il 33% e il resto sarà di altri come i fondi sovrani Qia (Qatar) e Kia (Kuwait). La terza gamba del nuovo Fondo strategico è Fsi Investimenti, joint venture proprio con il Kuwait sotto la quale vanno le società già in portafoglio da portare in Borsa: Valvitalia, Rocco Forte Hotels, Kedrion, Inalca, Trevi. Qui la presidenza va a Tamagnini.
Clessidra, i contatti di Trapani e le offerte dei fondi
(d.pol.) Francesco Trapani ha lasciato il tavolo negoziale per l’acquisto del 59% di Clessidra ereditato da Manuela Sposito vedova del fondatore. Ma non per questo ha rinunciato alla partita. Per questo, il presidente della società di gestione ha avviato un round di contatti con i sottoscrittori italiani e internazionali del terzo fondo. Obiettivo, vedersi riconoscere, pur avendo lasciato la trattativa, il ruolo di «key manager» (estendendolo anche all’attuale amministratore delegato Maurizio Bottinelli). Un passaggio importante, che porterebbe a «sbloccare» l’attività del private equity che non può chiedere denaro per gli investimenti. I sottoscrittori per ora stanno alla finestra in attesa di notizie su quale sarà il nuovo assetto azionario. Intanto stanno arrivando molte manifestazioni di interesse per la quota in mano alla famiglia Sposito, come dai fondi Carlyle e Ardian. In campo c’è sempre Alessandro Profumo con Equita.